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Storia di una cattura in 4 mosse

Creato il 06 giugno 2013 da Vivianascarinci

https://soundcloud.com/vivianascarinci/

Per quale ineffabile creatura/ sfuggitaci era destinato il gioco? Elisabeth Bishop

1. Verbi

Resistere l’estensione delle piccole corna oltre il contatto da cui drasticamente separarsi, non è servito a niente, è piovuto. Poi, con fare strategico, misurare la pietra, lo spazio che occupa, l’aridità del suolo imminente la prospettiva verticale di un cielo più accorto rispetto all’eventualità di forma e mancanza. Infine, delineare il corpo della rapina: spazio e tempo, attori e voce e nei voli acerbi e lontanissimi costatare un’interdizione precedente questo danno, una tardità inesplicabile reiterata in nessun fatto specifico e in qualche catastrofe di poi. Lacerato l’abito la seconda nudità sa tutto e sorprende la giovanissima caduta, asseconda un ritorno che mette agli atti l’avuto luogo e dato e ciò che di continuo da prima l’inventa. 11 maggio

2. L’estensione del piccolissimo

A una spanna da qua c’è un secolo e molti paesaggi una zona e tutto dentro e intorno un silenzio costretto a rimarginare una tradotta da parte a parte che porta questo spendere oltre i fatti oltre il loro spirito ribaldo che li ridicolizza se non isolati gli uni dagli altri lasciandoli tra loro come esseri congratulanti leggibili fin dalle date i nomi surreali. I nomi dei santi sono qui ma le vie sono sempre un passo da presso e immancabilmente immobili dall’ultima linea tirata. Ti ho mimato capendomi non-te interdetta a ritornarmi i tuoi motivi. E’ stata una nevrosi decisiva per due attori della fame è stata l’era testamentaria quella dei giorni che è morta la nostra prospettiva nel primo luogo mio di restare tutta l’estensione del piccolissimo. 23 maggio

3. Storia di una cattura

Non è sapere quanto ma piuttosto chi e come può essere che ambientando quello spaesamento, trovarsi sovrimplicati, irretiti ai fianchi dallo stesso labirinto. Qui ci sono solo nomi da leggere su un bugiardino in forse tanto il rischio quanto la cura nello stupore di trovarsi confidenti e storditi e pause in grado di mantenersi da sole come un lungo periodo migratorio che non conclude l’avanzata ma solo tornare al punto che il viaggio si incontrava col suolo e si restava a camminare fortunosamente appaiati nell’algebra delle annate, come se tutte queste stagioni fossero una sola esponente il piccolo numero che ci raddoppia. 2 giugno

4. Città

Sono salda alla luce che orizzonta l’esserci di tutto in una visione ipotetica imposta dal bianco unendo alcuni punti neanche numerati come si fa sognando che si rivolta ogni cosa nell’esatta quantità di variabili che generano una storia nota. Volti di cartapesta e visi in armi traversano la cittadinanza custode di questo misfatto, basita da un solo espediente più o meno vistoso a inscenare inutili spaventi e il tranello quale che sia quello teso delle case col loro gesto di alberi a fondere solcate o il viluppo che conduce in un quartiere alienato i passi al proprio tremendo intendere. 4 giugno


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