Più o meno tutti conosciamo la Grande Muraglia Cinese: circa ventunomila (21.000!) chilometri di fortificazioni edificate per contrastare le incursioni mongole su cui aleggia la leggenda di “unica opera umana visibile dallo spazio”, convinzione errata non tanto per la sua lunghezza quanto per la larghezza di soli dieci metri.
In anni recenti, per gli anglofoni con un minimo di competenze informatiche il gioco di parole è risultato davvero semplice: passare da “The Chinese Great Wall” a “The Chinese Great Firewall”, in riferimento ai filtri operati dal governo asiatico sulla libertà di informazione e di espressione sul web è questione di un attimo.
L’elenco delle limitazioni esercitate ai navigatori web è lunghissimo ormai da anni, e nel 2014 si è ulteriormente arricchito: come molti ricorderanno, quest’anno ricorre il 25° anniversario della repressione della protesta studentesca di Piazza Tienanmen, ed ogni riferimento al 4 giugno del 1989 è destinato a non lasciare alcuna traccia telematica nei computer dei 600 milioni di cinesi che hanno un accesso (sia pur limitato) alla rete Internet.
Così, digitando “1989″ su Baike, una sorta di Wikipedia cinese, appaiono esclusivamente due voci: “numero compreso tra il 1988 e il 1990” e “nome di un virus informatico”, mentre la più classica “Tiananmen” inserita in un qualunque motore di ricerca conduce unicamente a informazioni di carattere eminentemente turistico sulla piazza principale di Pechino.
Ma come riuscire a combattere una battaglia per la libertà e per l’informazione in un paese in cui non vengono sottoposte a censura soltanto le chiavi di ricerca più ovvie (quali “4 giugno 1989″,”4/6/1989″, e tutte le altre varianti) ma persino le più fantasiose traslitterazioni logiche come “35 maggio” o “65 aprile dell’ultimo degli 80″?
Il regime utilizza persino i software più avanzati di riconoscimento immagine, simili a quelli – per intendersi – con cui ricerchiamo su Google le “immagini simili”. Ma qualunque applicazione di controllo, anche la più moderna, e qualunque OCR di scansione del testo nulla possono quando a trionfare è la fantasia.
E allora la storia della fotografia di oggi è dedicata all’ignoto autore di questo scatto, che circola ormai da qualche settimana anche all’interno del territorio cinese:
Non so chi tu sia, ma so quanto tu abbia rischiato per inserire in un fotogramma la piazza, un poliziotto, una bandiera cinese e delle carte da gioco che – genialmente – compongono una data significativa e la sigla del fucile mitragliatore più tristemente celebre del mondo. E’ un destino forse crudele, quello dell’anonimato, ma che consente di attribuire un gesto o un pensiero a tutta una generazione. Buona fortuna, amico/a mio/a.