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STORIA MINIMA DEL PROGRESSIVE #rock #spermentazione #contaminazione

Creato il 06 ottobre 2013 da Albertomax @albertomassazza

progC’è progressive e progressive. C’è un progressive di stretta osservanza (si fa per dire, trattandosi di un genere che ha la contaminazione nel Dna) e c’è una cultura progressive che ha dominato le sonorità musicali per oltre un decennio. Ma, in sostanza, cosa intendo per Progressive? Un atteggiamento nato nella seconda metà degli anni sessanta, all’interno della cultura rock, tendente ad elevare quell’ambiente a una considerazione artistica che fino ad allora gli era stata negata. Era una generazione di musicisti che non si accontentava più della forma canzone pop con i suoi isterismi ormonali; spesso, erano ragazzi appartenenti alla buona borghesia e avevano studi musicali seri alle spalle. I loro interessi musicali spaziavano dal folk alla tradizione classica e contemporanea, dal jazz al rock; amavano tempi complessi e dispari e si annoiavano con i canonici 4/4; avevano il gusto per l’architettura narrativa e per la citazione letteraria.

Gli antefatti si potevano ritrovare nel folk revival, nella svolta elettrica di Dylan, nella seconda ondata british e nelle intuizioni di Pete Townshend, ma la culla è stata la Psychedelia britannica e la scena di Canterbury. Senza dimenticare che a Londra, in quegli anni, si muoveva un chitarrista mancino americano che aveva portato il blues in una prospettiva estremamente progressiva: Jimi Hendrix. In questo panorama, il rock abbandonava progressivamente le vesti di fenomeno giovanile ingenuamente ribelle per divenire una cultura musicale che rivendicava la pari dignità nei riguardi della tradizione colta e del jazz. Non più ribellione indistinta e istintiva della gioventù dei quartieri operai, ma meditata e sofisticata scrittura musicale dei rampolli della borghesia più progredita intellettualmente.

Difficile segnare dei confini spazio-temporali certi per questa rivoluzione. Si può parlare di una fase pionieristica, rappresentata dalla scena di Canterbury, in cui emersero le figure carismatiche di Robert Wyatt e Daevid Allen, ma anche dalla psichedelia anglo-americana (Pink Floyd di Barrett, Donovan, Traffic, Doors, Velvet Underground, 13th floor elevators, Tim Buckley) e dalla straordinaria apparizione di Frank Zappa. A questa, seguì l’età d’oro del prog, rappresentata da band come i Genesis, King Crimson, Yes, Emerson Lake & Palmer, Gentle Giant, Van der Graaf Generator, in cui le contaminazioni sinfoniche, jazz e folk vennero sintetizzate mirabilmente grazie a una perizia tecnica inedita per la scena giovanile. Infine, una deriva manierista e commerciale, dalla seconda metà degli anni ’70 in poi, caratterizzata dall’eccessivo tecnicismo e dall’imitazione pedissequa delle band dell’età dell’oro, sfociata in un eterno revival che ha trovato nell’estremo oriente asiatico il suo Eldorado. Inoltre, il prog, oltre a diramarsi in vari sottogeneri (folk-prog, hard-prog, space rock, art-rock) ha condizionato lo sviluppo di altri filoni del rock, come l’hard, il glam, l’heavy, la new wave, il post-rock.

Il progressive è stato comunque un movimento globalizzato che ha trovato adepti in ogni parte del mondo, non solo nell’occidente, ma anche nei paesi del blocco sovietico (Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia) e emergenti (Messico, Brasile, Turchia). Ma le due scene nazionali più complesse, fuori dalla natia Inghilterra, sono state la Germania e l’Italia. In Germania, il movimento è stato caratterizzato, da una parte, da una radicale sperimentazione space-rock, con esiti che hanno anticipato la new-age (Ashra Temple, Popol Vuh) e la new wave (Can, Neu); dall’altra parte, da un’estremizzazione della ricerca elettronica (Klaus Schulze, Tangerine Dream, Kraftwerk), con evidenti derivazioni dalla Scuola di Darmstadt e da Karl Heinz Stockhausen. L’intero movimento tedesco è noto come Kraut-rock.

In Italia, a un’ortodossia prog di eccelsa qualità tecnica, ma non sempre originalissima, legata alla tradizione accademica e alle sonorità mediterranee (Pfm, Banco, Le Orme, New Trolls, Perigeo), se ne è aggiunta una più sperimentale, spesso dalla forte connotazione politica (Area, Stormy six).  A fare da sfondo, un movimento che si potrebbe definire di massa, con decine e decine di esperienze musicali, ognuna con le sue particolarità, e di interessanti commistioni con il coevo cantautorato. Infine, in Francia, paese che aveva già fatto da sponda alla Canterbury scene dando ospitalità ai Gong di Daevid Allen, si è sviluppato un più circoscritto movimento capitanato dai Magma, fautori di un prog sofisticato ed epico.



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