Storia nuragica e prenuragica? No grazie

Creato il 31 maggio 2012 da Kalaris @EssereFreelance

Non è che il passato sia meglio del presente, ma, ricordo d’averlo letto da qualche parte, un popolo senza radici e senza storia è un popolo senza futuro. D’altronde se non sai da dove vieni, avrai sempre qualche vago dubbio sul dove andare, e lo stato confusionale con il quale l’isola avanza dovrebbe far riflettere.

Dovrebbe, perché le notizie degli ultimi giorni hanno fatto riflettere me, il mio vicino di casa, il panettiere e qualche amico sparpagliato qua e là. In fondo il Governatore che gioca a specchio riflesso con il Coordinatore regionale del partito, tira molto di più della storia millenaria di Sardegna.

Ovviamente, guarda la novità, parlo del popolo sardo e della sua storia, quella con la S maiuscola, la pre nuragica e nuragica. Il 27 maggio, caffè sulla scrivania e cuscino ancora stampato in faccia, leggo questa notizia: “Decine di reperti archeologici ritrovati in un capannone a Macomer”; oggi, capigliatura ancora sconvolta dal sonno e caffe macchiato accanto al portatile leggo quest’altra: “Archeologia: allarme per tomba preistorica in Sardegna a rischio scomparsa” e penso che c’è qualcosa che non va. Ma si stanno finendo di ri…mbabire tutti?

Sorvolo sulla notizia fresca fresca della vendita di parte dell’isola di Santo Stefano (arcipelago de La Maddalena tanto per intenderci) ad un imprenditorino romano che aveva 90 milioni di euro da spendere  e faccio il punto della questione.

La tomba in pericolo è la Domus di Mandras, datata IV – III millennio a.C., si trova nel territorio di Ardauli e non è una tomba qualsiasi, per quanto anche quelle a mio parare andrebbero tutelate. E’ una sciccheria di ocra rossa, e tieniti forte, i dipinti al suo interno pare riproducano l’intelaiatura delle capanne preistoriche dei nostri lontani parenti. In Sardegna sembra che come la Domus di Mandras non ce ne siano, ma chi di dovere sa che tesoro è chiamato a tutelare? Se diamo per vero quel che dice il pezzo “La tomba dipinta di Mandras” su Archeologia Viva e le foto che circolano online, pare proprio di no. La nostra grotta di Lascaux non è solo allagata (e fin qui niente di strano, le domus sarde e le pitture prenuragiche isolane da decenni hanno imparato a nuotare), ma è anche aggredita dalla fantasiosa e insistente vegetazione locale.

D’altronde di soldi non ce ne sono, o meglio, quelli che ci sono (e ci sono, ma la politica nazionale li spende per la tutela di beni non esattamente culturali) non si sa bene che fine facciano e mentre l’isola sfoglia una margheritina domandandosi “Salvo la tomba di Mandras, non salvo la tomba di Mandras” c’è chi libri di archeologia alla mano gioca a fare la Lara Croft dei poveri e accumula 38 sacchetti contenenti decine di reperti che si suppone di epoca nuragica, oggettini di selce e ossidiana e mascelloni di animali non meglio specificati, privando me, privando te, e il mediterraneo tutto di tasselli indispensabili per la ricostruzione della nostra storia.

Io, tra il vedere ed il non vedere, a breve andrò a visitare questa delizia soffiata di rosso, sia mai che la chiudano ermeticamente a mo di contenitore della Tupperware!

Per approfondimenti: http://www.ugr.es/~arqueologyterritorio/PDF3/Loi.pdf

Photo Credit: http://www.gentedisardegna.it/

@EssereFreelance

{lang: ‘it’} Pubblicato il 31 maggio 2012 by Kalaris in Curiosità, Sardegna

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