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STORIA: Quando il panturchismo era “made in Hungary”

Creato il 13 febbraio 2013 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 13 febbraio 2013 in Slider, Storia, Ungheria with 0 Comments
di Emanuele Cassano

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Il panturchismo è un movimento nazionalista nato alla fine del XIX secolo, diffusosi tra l’Impero Ottomano, l’Austria-Ungheria e la Germania, e diffusosi in seguito anche nell’Impero Russo, in particolare nelle regioni del Turkestan Occidentale. Esso mira all’unificazione culturale e politica di tutte le popolazioni di origine turca, attualmente disseminate tra il Medio Oriente, il Caucaso, l’Asia Centrale e la Siberia. La nascita di questo movimento è da ricondurre all’ideologia del turanismo, la quale ambiva a un “rinascimento” di tutti i popoli di origine turanica, tra cui turchici, mongoli, ugrici, dravidi e giapponesi.

Ad oggi, l’ideologia panturchista è ripresa soprattutto dalla Turchia, la quale, spinta dal boom economico che ha risollevato rapidamente il paese dalla crisi economica, punta a diventare la potenza regionale dominante in due aree chiave della geopolitica mondiale: il Medio Oriente e l’Asia Centrale. Nel caso proprio dell’Asia Centrale il governo turco cerca di fare leva sull’appoggio delle altre nazioni turcofone, in modo da creare un continuum geopolitico che da Istanbul e Ankara, tramite il Caucaso (e quindi l’Azerbaigian) ed il Mar Caspio, arrivi fino alle steppe del Kazakistan, permettendo di fatto alla Turchia di controllare i flussi energetici diretti verso Europa e Russia e di insidiare addirittura la Cina.

Prima però di diventare un movimento ristretto ai soli popoli turchi, come detto in precedenza, il panturchismo era un movimento che comprendeva originariamente una più ampia gamma di popoli facenti parte di uno scenario che dall’Europa Orientale si estendeva fino al Giappone. Fra tutte queste popolazioni, inclusi tra i popoli di origine turca, erano compresi anche gli ungheresi. Il fatto che i magiari fossero considerati un popolo turco a tutti gli effetti non deve sorprendere più di tanto: gli ungari (“ungheresi” è un termine adottato solo in seguito alla creazione dell’omonimo stato in riferimento alla sua popolazione) sono infatti un gruppo etnico di origine ugrica, imparentati quindi sia dal punto di vista linguistico che culturale con i popoli di origine altaica (turchi e mongoli); inoltre nel corso della storia molti popoli di origine turca, come gli avari e i cumani su tutti, si sono avvicendati sul territorio ungherese, lasciando dietro di sé importanti tracce a testimonianza del loro passaggio.

Lo stesso padre del panturchismo era un ungherese: si tratta dell’orientalista, storico e linguista Ármin Vámbéry, vissuto tra la metà del XIX e l’inizio del XX secolo. Nato nella regione di Trnava (Nagyszombat in ungherese) nell’attuale Slovacchia, Vámbéry all’età di vent’anni conosceva già, oltre ai tre idiomi maggiormente usati nel suo paese (ungherese, latino e tedesco), lingue come il francese, l’inglese, il russo, il serbo e il turco. Fu un grande viaggiatore, attratto soprattutto dall’oriente e dall’Impero Ottomano in particolare, dove si recò giovanissimo per insegnare lingue. Qui iniziò a studiare le culture e i dialetti locali, appassionandosi fin da subito di tutto ciò che riguardava la cultura turca; tradusse molte opere d’importanza storica dall’arabo e pubblicò numerosi studi linguistici. Nel corso della sua vita viaggiò per tutto l’impero, si recò in pellegrinaggio alla Mecca, visitò la Persia e si spinse fino in Asia Centrale. Grazie ai suoi studi e alla sua grande fama di viaggiatore, Vámbéry divenne presto celebre in Ungheria come nel resto d’Europa: fu ordinato membro dell’Accademia Ungherese delle Scienze, venne nominato professore di lingue orientali all’Università di Budapest e fu contattato da molti paesi europei interessati nell’ottenere informazioni riguardo ai paesi da lui visitati. Una delle sue teorie più famose fu proprio quella di una comune origine tra l’ungherese e il turco, teoria che anche se ormai abbandonata dagli studiosi ungheresi viene tutt’ora presa in considerazione in Turchia.

Le tesi di Vámbéry hanno avuto dunque un grande seguito nel mondo turcofono, tanto che, mentre in epoca ottomana l’Impero era considerato come una sorta di stato-guida per tutti i paesi musulmani (panislamismo), a partire dalla rivoluzione operata dai Giovani Turchi nel 1908 l’importanza dell’unità religiosa venne messa da parte in favore del panturchismo, destinato a diventare uno dei capisaldi della geopolitica turca. Laicità dello stato e solidarietà nei confronti degli altri fratelli turchi: questi sono i capisaldi del movimento che ha trasformato l’Impero Ottomano in quella che è l’attuale Repubblica Turca, meno attenta all’appartenenza religiosa quanto a quella etnica. Riguardo all’Ungheria, il movimento panturchista vide il suo epilogo con l’avvento della seconda guerra mondiale e la successiva invasione sovietica che portò alla nascita della Repubblica Popolare d’Ungheria. Come affermato in precedenza, le teorie panturchiste non vennero più riprese dalle accademie ungheresi, ma la figura di Ármin Vámbéry rimase comunque autorevole, e le sue opere sono tutt’ora considerate di fondamentale importanza per lo studio della storia della lingua ungherese.

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Tags: Ármin Vámbéry, avari, Cumani, Emanuele Cassano, lingua ungherese, linguistica, nazionalismo turco, panturchismo, potere ideologico, turanismo, Turchia, Ungheria Categories: Slider, Storia, Ungheria


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