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I negoziati sul nucleare tra le cosiddette potenze del “5+1″ e l’Iran, condotti a Losanna in modo quasi febbrile e a oltranza dalle rispettive delegazioni, sono finalmente decollati ed hanno permesso di raggiungere un accordo che si preannuncia come storico. Alla fine la soluzione trovata, almeno sulla carta, accontenta tutti ma non Israele che continua a diffidare della Repubblica Islamica. E dire che le trattative stavano quasi per saltare nelle scorse ore con la delegazione americana che aveva messo le mani avanti sostenendo di essere pronta a lasciare il tavolo anche senza un accordo con la controparte. Tutto sembrava essere in procinto di saltare, e se fosse accaduto probabilmente oggi staremmo discutendo dell’imminente invasione dell’Iran dal momento che le sanzioni economiche avrebbero fallito nel portare Teheran a più miti consigli, imponendo quindi di considerare altre soluzioni. E invece, per fortuna, ha vinto la diplomazia, permettendo così alle parti in causa di ritirarsi dal tavolo tutto sommato soddisfatte. Alla fine il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, ha commentato raggiante: “Le potenze del “5+1″ e l’Iran ”si sono accordati sui parametri chiave per arrivare a un accordo quadro sul nucleare iraniano. Un passo storico verso un mondo migliore. L’Iran non potrà sviluppare l’arma nucleare“. In sostanza il nodo su cui si è sancito l’accordo è quello della cancellazione delle sanzioni economiche contro Teheran a fronte della riduzione di due terzi dell’arricchimento dell’uranio da parte iraniana e del controllo da parte di ispettori internazionali della sospensione del programma nucleare, che comunque a detta iraniana ha sempre avuto finalità civili e non militari, come invece Netanyahu ha sempre accusato. E infatti è proprio Israele l’unico attore scontento per il raggiungimento dell’intesa, al punto che lo stesso presidente americano Barack Obama ha dovuto rassicurare Tel Aviv promettendo che se l’Iran dovesse mentire circa i suoi impegni, “il mondo lo saprà“. Non per questo però in Israele sembrano disposti ad attendere passivamente che l’Iran faccia quanto stabilito, sembra infatti che lo stesso Netanyahu in una telefonata con Obama abbia parlato di un accordo che “mette a rischio la sopravvivenza di Israele” in quanto permetterebbe all’Iran di dotarsi dell’arma atomica, un’arma di cui peraltro Tel Aviv dispone. Insomma Israele non avrebbe mai voluto il raggiungimento di un accordo, anzi, avrebbe preferito inasprire le sanzioni e la pressione su Teheran per portarla al tavolo a trattare un’intesa migliore, ovviamente per gli interessi israeliani. Insomma, per “Bibi” l’accordo vale fino a un certo punto dal momento che ha fatto capire che, qualora valutasse in pericolo la sicurezza israeliana, non esiterebbe a prendere decisioni militari anche in modo unilaterale. Ora Israele farà di tutto perchè il Congresso Usa blocchi o modifichi questa intesa, ancor più che l’estrema destra israeliana ha già cominciato a effettuare pressioni e paragoni arditi come quello fatto dal leader di “Focolaio Ebraico” Naftali Bennett, che in un tweet ha paragonato l’accordo di Losanna a quello di Monaco del 1938.
Ma se le rimostranze di Israele erano ampiamente prevedibili, non era affatto prevedibile che prevalesse, dopotutto, la ragionevolezza. Del resto nonostante Israele definisca l’Iran come “il regime islamico più radicale al mondo”, Teheran negli ultimi mesi è l’unico paese che sta fattivamente e realisticamente fronteggiando l’avanzata dello Stato Islamico in Iraq, dove i pasdaran addestrano e guidano le milizie sciite di Baghdad contro le truppe del Califfo. E qui ci si addentra verso l’altro corno del problema, ovvero quello geopolitico. Secondo diversi analisti infatti il Medio Oriente è scosso da una violenta guerra civiletra sciiti e sunniti, una guerra civile che viene in qualche modo fomentata anche da potenze esterne come gli Stati Uniti, che ovviamente vorrebbero trarne dei vantaggi dal punto di vista geopolitico e pratico. L’accordo raggiunto a Losanna con Teheran potrebbe portare a una nuova stagione di stabilizzazione regionale con l’Iran che verrebbe a questo punto accreditato come un riferimento con tutto quello che ne consegue. Attenti osservatori del Medio Oriente hanno suggerito che non fosse casuale la decisione della Casa Bianca di togliere l’embargo sulle armi all’Egitto sunnita di Al-Sisi proprio alla viglia dell’accordo del 5+1 con l’Iran, forse un modo per rassicurare il fronte sunnita che gli Usa non intendono effettuare un “change” delle proprie alleanze. In ogni caso questo accordo potrebbe preludere molto presto a delle svolte sul campo dal momento che un Iran privo finalmente delle sanzioni economiche potrebbe ingerire maggiormente nella guerra contro lo Stato Islamico, i cui indiretti finanziatori, non è un segreto, si trovano nel Golfo e in Turchia.
Fonte: OltremediaNews
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