“Oggi, 18 dicembre dell'anno XVII dell'Era Fascista, nasce il più giovane comune del Regno d'Italia”Con queste parole Benito Mussolini inaugurava, nel 1938, la città dove sono nata.
Angela e Emilia non si sono mai conosciute, diversamente da Efisio e Virgilio, ma se la vita avesse concesso loro di incrociare i loro destini, nonostante le enormi differenze, avrebbero dovuto condividere tanto… tanto.
Angela è nata in un paesino dell’interno, sufficientemente lontano dal mare da farla crescere senza sapere nuotare, ma sufficientemente ricco di terre, arance, olive e bestiame da farla crescere in una famiglia benestante i cui terreni hanno perso ormai l'apprezzabilità delle dimensioni a seguito di passaggi e spartizioni di generazione in generazione e di eredità in eredità.
Emilia è nata nel capoluogo, in città, in un palazzotto dignitoso ma sufficientemente vicino al porto da farle guadagnare l’appellativo, da parte di Virgilio, di quella “de sa marina” pur non avendo nulla a che spartire con i pescatori del luogo.
Non è dato sapere come Angela ed Efisio si siano conosciuti, possiamo immaginarli giovani e innamorati negli anni 30, sfuggire alle famiglie per passare qualche momento insieme nelle campagne intorno al paese, dedicarsi qualche ballo tradizionale durante le feste religiose, oppure, più tristemente, possiamo immaginarli costretti nei soggiorni di famiglia a lanciarsi sguardi curiosi sotto il controllo vigile di zie e madri. Efisio è un giovane finanziere e la guerra li troverà così: lei al paese ad attendere il matrimonio e lui in una destinazione distante due giorni di viaggio.
Non è dato sapere nemmeno come Emilia e Virgilio si siano conosciuti. Possiamo immaginare anche loro, negli stessi anni, a passeggio per le mondane vie del centro, sotto le mura del castello e sotto gli occhi vigili di zie e madri, oppure possiamo immaginarli mentre si nascondono in qualche vicolo della marina o del centro storico nel tentativo di sfuggire al vigile controllo. Il capoluogo è ben più mondano dei paesini dell’interno e le famiglie di entrambi operano nel commercio, ma non sappiamo se questo ha permesso loro una vita prematrimoniale più libertina di quella di Angela ed Efisio. Virgilio è giovane e non potrà sfuggire alla chiamata e la guerra troverà così anche loro: Emilia in città ad aspettare, Virgilio militare in Africa.
Non sappiamo che carattere avesse Angela, ma di carattere doveva sicuramente trattarsi se, nonostante le voci di paese e i bisbigli di famiglia, quando nel ’38 Efisio torna in paese con un fagotto di bimba, lei decide di sposarlo lo stesso e, per carattere o paura di restare zitella, Angela amerà e tratterà quella bimba come fosse sua figlia, allo stesso modo dei successivi quattro partoriti di seguito, a distanza di due anni l’uno dall’altro. Nei successivi quindici anni Efisio cambierà spesso destinazione, al punto che nessuno dei quattro figli di Angela nascerà nella stessa città. Solo il primo nascerà nel paesino dell’interno, perché Angela, giovane moglie, vorrà partorire nella casa di famiglia, nonostante i due giorni di viaggio necessari per rientrare. Ma la famiglia di Angela è ricca e quando loro rientrano ed arrivano al porto, nel capoluogo, possono venire a prenderli con il carretto e portarli fino a casa in poco meno di mezza giornata. Tutti gli altri figli nasceranno in città decise dalla Finanza su e giù per la penisola, fino a quando la più piccola nascerà nell’ultima destinazione di Efisio: il comune più giovane del Regno d’Italia.
Mentre Emilia aspetta in città, Virgilio, in Africa, sarà fatto prigioniero dagli Inglesi, che grazie a questo si guadagneranno, per tutta la vita di Virgilio, i peggiori improperi ed appellativi ed un odio impossibile da sanare. Ci resta una foto di questo periodo, di lui, alto e segaligno, abbronzato e con un fez in testa. Manterrà sempre il fisico secco e asciutto. Finita la guerra e tornato in città, Virgilio sposerà Emilia ed insieme decideranno di trasferirsi nel “più giovane comune del Regno d’Italia” dove l’abilità congenita di generazioni di commercianti permetterà loro di avviare una discreta attività commerciale che porteranno avanti fino agli anni settanta e che permetterà loro di crescere ed educare l’unica figlia, a lungo desiderata ed attesa. Da buon padre di una figlia unica Virgilio non può che adorarla, sarà un padre rigido e severo e il giorno dopo il matrimonio della figlia, appena ventenne, cadrà malato per la malinconia e starà a letto in depressione fino al rientro dal viaggio di nozze.
Non so davvero se le cose andarono davvero esattamente così. Nessuna di queste storie mi è stata raccontata dalla voce dei protagonisti.
Angela morirà nel ’56 lasciando cinque figli (compreso il fagotto ormai diciottenne), il suo più grande ormai sedicenne e la più piccola di appena dieci anni.
Emilia morirà negli anni settanta, ci restano di lei le foto dei compleanni delle nipotine di pochi anni che, probabilmente, lei nemmeno più era in grado di riconoscere. L’Alzheimer la porterà via poco prima di dimenticare anche il volto della figlia.
Efisio ha un ictus alla fine degli anni settanta e passerà gli ultimi dieci anni della sua vita con la parte sinistra del corpo semiparalizzata ad agitare il braccio destro decantando “eeehhhheeeeehhheeeeehhh” nel tentativo di spiegare tutto ciò che i suoi occhi grigi non possono raccontare ai nipoti.
Virgilio morirà nel 1984, devastato dall’arterosclerosi e dalla demenza senile, dopo anni di insulti alla figlia che ha tanto adorato, che ormai non riconosce più e che lo curerà con amore fino all’ultima notte.
Nel paese più giovane del Regno d’Italia. Dove i destini di Angela ed Emilia avrebbero dovuto incrociarsi e non poterono.