Potrei dire che non ci sono più le mezze stagioni.
Mi spingerò oltre e dirò che non ci sono più le stagioni.
Sissignori.
Perché quando mai si sono visti 17 gradi centigradi in una qualsiasi notte di inizio luglio? Quando mai s’è vista una pioggerella tanto gentile quanto assolutamente fuori luogo e fuori tempo?
Fuori piove. Intanto guido. Penso.
Sento la strada scorrere veloce sotto le ruote della mia automobilina.
Strada buia: niente lampioni, solo qualche rara macchina nell’altra corsia che mi acceca per pochi secondi.
Penso che tutti siamo figli del nostro tempo, e che al nostro tempo piace parlare di sé, piace raccontarsi.
Ai figli illegittimi piace anche ascoltare.
E io lo sono: figlia illegittima di questo e di un altro tempo.
Fuori piove. Intanto guido. Penso.
Mi sento come un grande raccoglitore dove sono contenute tante storie: quelle che ho vissuto e quelle che mi sono state raccontate. Tutte mescolate, come un mazzo di tarocchi. Tutte in divenire, perché ogni nuova pagina si aggiunge alle altre e le completa con parole non ancora scritte, non ancora udite.
Fuori piove. Intanto guido. Penso.
Anch’io sono contenuta a mia volta.
Quanti raccoglitori mi contengono?
Quanto di me c’è lì dentro: poche parole? Due sillabe?
Oppure intere pagine?
… Eppure, stanotte non ci sono raccoglitori per me. Stanotte a contenermi per intero è la mia automobilina. Racchiude me e la mia musica: un corpo in carne ed ossa, un basso, un amplificatore e una chiavetta usb con qualche brano sparso della Santissima Trinità – Stanley, Marcus, Victor: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Amen.
Le gocce cadono leggere sul vetro.
È tornato l’autunno.