di Rina Brundu. Sono tempi in cui è oggettivamente difficile sorprendere. Sorprenderci. Sono tempi in cui si butta dentro di tutto dentro il calderone digitale plurimicrofonato, dove diventa strettamente necessario urlare un pochino più forte o spararla un tantino più grossa per farsi ascoltare. Certo però fa un poco di stizza, al tempo del pontificato di un uomo straordinario quale è Papa Francesco, ascoltare la nomenclatura ecclesiastica che viene fuori con “uscite” tanto irrispettose del dolore altrui; parlo, per esempio, di quella fatta all’indirizzo della straordinaria storia di vita e di morte di Brittanny Maynard, la giovane donna statunitense, affetta da male incurabile, che ha optato per il preannunciato suicidio assistito, pochi giorni fa, il giorno dopo il compleanno del di lei marito.
Secondo l’ufficialità vaticana, quella di Brittanny non sarebbe stata morte degna! Mi chiedo soltanto a che titolo chicchessia tra le mura di quel colle, e fuori dalle stesse, si possa permettere di fare una simile considerazione. Raramente, credo, si è assistito a una morte bella come quella di questa ragazza che ha dato un esempio di cosa sia la forza, l’amore, la serenità, la saggezza, la capacità di pensare chiaro, di prendere coscienza del nostro destino, di viverlo fino in fondo con una dignità ammirevole, con quel tipo di dignità che tutti noi vorremmo avere quando sarà il momento. Sparare contro quella sua sofferta inevitabile decisione è un poco come insultare un angelo dotato di ali grandi e splendenti ed essere incapaci di percepire la sciocchezza del gesto!
Ma fortunatamente per noi la grande bellezza del mondo è cosa-altra! Straordinaria, sempre pochi giorni orsono, la testimonianza di vita, di amore per la vita, data da Anna Marchesini durante il programma Che tempo che fa di Fabio Fazio. Anna Marchesini, afflitta da tempo da una grave malattia, che l’ha fortemente segnata sul viso e nel corpo, si interrogava sul perché si sia in vita. Sul perché si stia in vita. Trovo ammirevole questa sua interrogazione perché si intuisce frutto di elucubrazioni sul proprio personale percorso: l’ascesa, la fama, il successo, la bravura, l’intelligenza. La malattia. Il dolore. L’impossibilità di vivere pienamente la vita che si vorrebbe. La morte in fondo alla strada, come per tutti. La speranza che forse quella non è la morte ma solo un altro inizio. Pensieri di una donna. In gamba.
A proposito di donne in gamba mi piace ricordare qui – anche se su altro piano molto più operativo, molto impegnato professionalmente – Fabiola Gianotti, la fisica italiana che diresse l’esperimento Atlas al tempo in cui si tentava di individuare il celeberrimo bosone di Higgs. Fabiola Gianotti diventerà direttore del CERN di Ginevra dal gennaio 2016, per cinque anni, un riconoscimento meritatissimo per lei e per la Fisica italiana; per la marcia in più che hanno entrambe, per la capacità che hanno entrambe di rappresentare questo nostro bistrattato Paese come merita.
Last but not least, non ci si può dimenticare della Milena Gabanelli che, domenica sera, con quel servizio sui piumini Moncler (Report – Rai3), ha davvero dato un esempio brillante di come dovrebbe essere il giornalismo nella nostra età digitale. Chapeau!
Featured image, Fabiola Gianotti, author Claudio Pasqua, source Wikipedia.