Nel grande cimitero di guerra di Redipuglia sono sepolti centomila soldati italiani e una donna, una sola donna che, per la cronaca, si chiamava Margherita Kaiser Parodi Orlando e fu anche decorata con una medaglia di bronzo al valor militare. Riconoscimento importante ma anche abbastanza fuorviante, dato che Margherita in guerra non combatté, ma portò soccorsi in prima linea. Allo stesso modo del resto di almeno altre 10 mila donne che vi parteciparono come infermiere.
E' una delle storie che si può ripercorrere attraverso un bel libro - Donne nella Grande Guerra, edizioni Il Mulino - che raccoglie molteplici contributi (diversi tra l'altro scritti molto bene) su donne italiane i cui destini si sono incrociati con il conflitto mondiale.
Sono state tante, a dispetto dei numeri di Redipuglia. Per lo più personaggi umili, destinati a non lasciare il loro nome al ricordo collettivo: crocerossine, maestre, operaie, sarte, casalinghe. Ma anche donne - per esempio giornaliste - che qualche segno lo hanno lasciato. Anche se pure nel loro caso il ricordo è stato come un graffio sparito alla svelta. E bene lo ricorda nella sua introduzione Dacia Maraini:
Donne che hanno avuto una parte importante nelle cronache del tempo e che qualche volta sono state anche riconosciute e e ammirate dai loro contemporanei. Ma poi, appena si è cominciata la sistemazione della memoria comune, con un processo che potremmo paragonare alla scomparsa carsica dei corsi d'acqua, che pure alimentano importanti sorgenti, sono passate nel silenzio di una sepoltura che viene considerata "naturale", ma naturale non è.
Leggere questo libro, in occasione del centenario dell'ingresso dell'Italia nella Grande Guerra, non è solo saldare un debito di memoria. E' anche rivolgersi a queste donne con il senso del rammarico: l'Italia avrebbe potuto essere ben diversa, se molti uomini, a partire da più illustri generali, si fossero comportati come queste donne.