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Storie di hanok, kimchi e divinazione

Da Traveltotaste

Storie di hanok, kimchi e divinazione

Restava ore a guardare il fiume. Era un’abitudine che aveva già da bambina perché la casa era, come da tradizione, rivolta verso un corso d’acqua, mentre il retro guardava le montagne. Gli hanok erano costruiti così. Il cortile interno era spazioso e, nelle calde notti estive, quando il vento lo spazzava con energia lei si sdraiava sul pavimento di legno del portico e lasciava che le accarezzasse la pelle. La struttura dell’hanok riflette la visione che avevano i coreani nell’antichità della natura e dell’Universo. L’idea del cielo tondo e la terra quadrata, quindi, si rispecchia nell’architettura così come i tre (numero fortunato e ricorrente) elementi da cui era composto per loro l’Universo: cielo, terra e genere umano.

Storie di hanok, kimchi e divinazione

Se però avessero chiesto alla ragazza di spiegare in maniera precisa come fosse strutturato un hanok non avrebbe saputo rispondere. Non le è mai interessato conoscere l’antico, quanto innovativo, sistema di riscaldamento sotto al pavimento alimentato a legna o il concetto secondo cui l’impatto ambientale per la sua costruzione debba essere minimo.

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Lei ne accarezzava le crepe del legno dovute al tempo, ne ascoltava il suono delle campane a vento attaccate alle travi, ne gurdava le lanterne illuminate nelle notti nere e gustava il sapore acre del kimchi lasciato fermentare in cortile nelle giare che, rischiarate dalla luce della luna, creavano ombre misteriose. Di tutto ciò avrebbe potuto raccontare a lungo, proprio come fece in quella mattina lontana nel tempo con un maestro dei ventagli incontrato per caso. La ragazza aveva gli occhi di giada e il suo nome era Nau.

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Aveva un nome insolito per una coreana: era infatti inventato. I suoi genitori si erano voluti allontanare dall’abitudine di chiedere a un indovino il nome più propizio per il proprio figlio. La pratica divinatoria più comune ancora oggi si chiama Saju. In base alla data di nascita e allo Saju dei genitori l’indovino cerca di garantire l’armonia familiare e il futuro successo del neonato, bilanciando gli elementi con il giusto nome.

Per Nau, invece, vennero scelti il mistero e la libertà di essere.

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Kimchi (secondo ricetta tradizionale)

Il kimchi è un sistema di conservazione della verdura che, preparata in estate, viene consumata durante i freddi inverni. Ognuno prepara la propria personale ricetta dosando a piacere i vari ingredienti, ma l’Istituto di cucina tradizionale coreana ne ha codificato questa versione e io la riporto originale, con le dosi decisamente abbondanti.

Io ne avrò assaggiate circa 15 diverse versioni e posso dire di apprezzarne le versioni dal sapore più delicato e meno pungente.

ingredienti: 5 kg. di cavolo cinese, 700 gr. di sale grosso, 4 litri di acqua, 1 kg. di ravanelli, 100 gr. di crescione, 200 gr. di cipollotti verdi, 200 gr. di foglie di senape, 200 gr. di salsa di ostriche, 130 gr. di peperoncino, 100 gr. di colata di alici, 100. gr di gamberi salati, 80 gr. di aglio tritato, 50 gr. di zenzero tritato

Dopo aver pulito, lavato e tagliato in due il cavolo, metterlo in acqua e sale per 6 ore. Trascorso il

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tempo, sciacquarlo bene lasciandolo sotto l’acqua corrente per circa un’ora. Pulire e tagliare grossolanamente i ravanelli, il crescione, i cipollotti, le foglie di senape, l’aglio e lo zenzero. Mescolare tutti gli ingredienti aggiungendo il peperoncino, la salsa di ostriche, i gamberi e la colata di alici. Sistemare il mix all’interno del cavolo cercando poi di avvolgere il tutto con le foglie stesse della pianta. Sistemare il tutto all’interno di un contenitore di terracotta, aggiungere acqua salata e chiudere con un coperchio. Il kimchi è pronto per essere consumato dopo circa 3 settimane di fermentazione, meglio se lasciato a una temperatura di circa 10 °C.

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