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Storie di ordinaria filantropia nel lontano Regno di Cassa Forense…

Da Avvluanaelia

“È pervenuta oggi la comunicazione Ministeriale di approvazione del Regolamento di attuazione ex art. 21, comma 9, L. 247/2012. Esprimo la soddisfazione della Cassa Forense e mia personale per questo importante risultato che dà, finalmente, certezza a migliaia di giovani avvocati sulle procedure di iscrizione e sui contributi minimi dovuti. Il mio auspicio più grande è che le molteplici agevolazioni introdotte possano facilitare l’avvio alla professione forense e alla creazione di una tutela previdenziale e assistenziale completa. Tutto questo con la consapevolezza del periodo storico certamente non facile per l’Avvocatura italiana e i liberi professionisti.”

Correva l’anno 2014 del giorno 8 del mese di agosto, quando in una calda giornata estiva, sperando forse nella solita indolenza italiana, che non permette di restare col cervello accesso proprio durante la sospensione feriale, all’interno delle case matte del potere, zitti zitti, senza far rumore, i Ministeri Vigilanti, in un improvviso attacco di schizofrenia acuta, contraddicendo sé stessi e quanto invitato a fare nella Nota alla Cassa del 20.06.2014, decretano la bontà, approvandolo, di cotanto filantropico Regolamento ex art. 21, comma 9, L. 247/2012.

Il 20 agosto poi si rilancia con la pubblicazione del Provvedimento di approvazione ministeriale in Gazzetta Ufficiale. 

E’ curioso, davvero curioso e straordinario il fatto che le normali regole vigenti in Italia in tema di previdenza, cessino di funzionare nel Sovrano Regno di Cassa Forense e per tutti quelli che hanno la (s)fortuna di esserne sudditi, sol perché iscritti all’albo. E’ curioso che mentre l’Inps nulla pretende da chi ha un reddito inferiore agli euro 5.000, lo faccia invece la Cassa; è curioso che mentre l’Inps non chiede contributi minimi obbligatori, la Cassa debba invece non solo pretenderli, ma addirittura costringere, molto elegantemente, alla cancellazione coloro che non potranno sostenerne i costi. E’ curioso che mentre l’Inps rapporta i contributi al reddito percepito ed a questo li proporziona, la Cassa, proprio perché di Regno a sé si tratta, fissa dei balzelli anche per chi ha reddito pari a zero ed è curioso, infine, che mentre l’Inps riconosce un anno ai fini pensionistici, sempre e comunque, la Cassa falcidia anche questo, riconoscendo, a fronte della filantropica contribuzione agevolata, solo sei mesi.

Agevolazioni si dice, come se 851 euro fossero un’agevolazione per chi si affaccia appena alla professione e si iscrive all’Albo per la prima volta, dopo anni di studi e aver superato l’esame. Sarebbe come se ad un lavoratore dipendente, si chiedesse di versare i contributi all’Inps il giorno successivo alla sottoscrizione del contratto di lavoro, quindi senza ancora aver ricevuto lo stipendio, ma un lavoratore dipendente ha la certezza che, dopo un mese, avrà il suo stipendio, il giovane fresco di esame ha, invece, la certezza che anche a distanza di un mese di sicuro non percepirà nulla e per gli anni a venire solo briciole.

Di certo il sistema Inps non è perfetto ma, quantomeno, occorre riconoscerne l’equità del metodo, che la Cassa Forense non ritiene di dover adottare nel suo Regno, perché tratta i suoi iscritti da sudditi. 

In verità, però, una cosa occorre riconoscerla e cioè che, con una sola legge e relativo Regolamento attuativo, l’oligarchia forense è riuscita a violare tutto il violabile, principi costituzionali ed in materia tributaria, diritto europeo e, ultimo ma non per importanza, il buon senso. Fortunatamente il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi e perché un simile disumano aborto legislativo faccia il suo normale corso nell’ordinamento, manca più di un coperchio. 

Neanche i dittatori latino americani erano riusciti a fare tanto, neanche loro erano arrivati a rubare il lavoro ed il futuro ad un’intera generazione definendolo “agevolazioni”, se di agevolazioni si vuol parlare si abbia il coraggio di dire che queste sono esclusivamente nei confronti dell’intero strano ed iniquo sistema pensionistico forense, dove chi oggi inizierà a pagare, o chi sta già pagando da tempo, avrà domani forse, ed il forse è d’obbligo, diritto ad una pensione pari a quella sociale, riconosciuta dallo Stato a tutti, senza per questo essere iscritti ad una Cassa di Previdenza. Si son volute garantire le laute pensioni dei dinosauri, spesso avulse dall’effettiva contribuzione realizzata negli anni, falcidiando i più deboli e più giovani, che se magari faranno anche la cortesia di autocancellarsi dall’albo, avranno realizzato il vero scopo della Casta, e relativa legge 247/2012, senza neanche troppo farla faticare.


Archiviato in:Professione Forense, Riforma forense 2012

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