In tempi di sacrifici e di tasse salate alcuni sprechi, alcuni casi di evidenti inefficienze ad alto costo per la cattiva gestione dello Stato sono duri a morire, proprio come l'erba cattiva, e sfuggono a qualsiasi taglio! Quindi, tagli sì ma non per tutti! Per alcuni angoli remoti, ma poi nemmeno tanto, dell'amministrazione pubblica non c'è "spending review" che tenga. Nonostante l'urgenza di ridurre i costi della cosa pubblica e far quadrare i conti onde evitare altre stangate fiscali, ci sono voci di spesa che sopravvivono al di là di ogni ragionevolezza. Per rendersene conto basta una breve carrellata tra le notizie di questi giorni. Partendo dal "macro", troviamo i dati contenuti nel dossier del Servizio bilancio dello Senato sul
costo dei ministeri: circa 283 miliardi all'anno. Una montagna di denaro pubblico che non scandalizzerebbe se andasse per la maggior parte ai cittadini sotto forma di servizi. Ma la metà di questa cifra - 7 volte il costo dell'ultima manovra economica - serve solo per far funzionare gli stessi ministeri. Il più costoso - come rileva
il Fatto Quotidiano - è il
Ministero del Lavoro che ogni anno mette circa 100 miliardi di euro. Ma la situazione più paradossale probabilmente è quella del
Ministero della Difesa che su un un totale a budget di 19 miliardi ne spende ben 17 per il suo funzionamento, e solo 2 vanno per la costruzione e l'acquisto di impianti e servizi. Questi calcoli servirebbero "per garantire il successo della spending review che dovrebbe assicurare risparmi fino a 5 miliardi (cifra ritoccata al rialzo dopo il dramma del terremoto in Emilia)". Un altro tipico esempio di denaro pubblico che si perde nelle pieghe dell'amministrazione è quello dell'
Istituto per lo sviluppo agroalimentare (Isa), la società finanziaria del Ministero delle Politiche agricole che - come recita il suo sito web - "promuove e sostiene progetti di sviluppo agroindustriale che, comportino, come ricaduta indotta, un miglioramento strutturale dei livelli di reddito dei produttori agricoli". Per la centralità del settore nell'economia italiana dovrebbe avere un gran daffare. Invece - apprendiamo sempre dal Fatto - ha sbrigato "36 pratiche di finanziamento in 7 anni", al ritmo di 5 all'anno. E conta 34 dipendenti, di cui 4 dirigenti e 16 quadri, con un costo di 5 milioni e mezzo all'anno. "Difficile non catalogarlo tra gli enti inutili. Eppure è sopravvissuto anche all’ultima sforbiciata del governo di Mario Monti". Passando dal centro alla periferia cambiano le dimensioni ma non l'assurdità degli sprechi. Un caso, denunciato da Repubblica, riguarda i 60 pompieri destinati da un anno all'aeroporto di Comiso, pronto dal 2007 ma mai entrato in funzione. "Lo scalo, costato 36 milioni, è chiuso a causa di un pasticcio burocratico tra Stato, Regione ed Enac. I vigili del fuoco sono dipendenti dello Stato pagati, quindi,
'per girarsi i pollici tutto il giorno', come ha denunciato all’Assemblea regionale l’ex sindaco di Comiso Giuseppe Digiacomo. Altro esempio emblematico di assunzioni in funzione di welfare è quello dei
"camminatori" della Regione Sicilia. E' uscito da poco - riferisce La Stampa - un bando per "una trentina di posti da commesso di piano. In gergo meno cancelleresco, i commessi di piano sono 'i camminatori'. Questi signori riceveranno la giusta retribuzione in cambio dell’instancabile opera delle loro gambe che li condurranno da una stanza all’altra di Palazzo d’Orleans (la sede della Regione) a trasferire documenti, cartellette, incartamenti, faldoni, pratiche, fascicoli e dossier dal mittente X al destinatario Y, poiché il mittente X e il destinatario Y hanno già il loro bel daffare. Una mansione certamente di responsabilità, ma anche piuttosto suggestiva in tempi di crisi e di internet".