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Storie di paese.

Creato il 16 novembre 2012 da Salvatore Ruggiero @sally57

Un cugino di nonna Peppa, o un nipote, non ho capito bene, porta da Castelforte dei fagioli molti buoni e quasi miracolosi.
Li produce in piccole quantità un contadino che poi li rivende come al mercato nero.
Hanno una buccia sottile e una polpa tenerissima e molto saporita: sono digeribilissimi.
Non fanno aria nello stomaco.
Nonna Peppa, che ha quasi cent'anni o giù di lì, li cucina vicino al fuoco del suo caminetto di mattoni rossi. All'occorrenza lo accende anche d'estate.
Guai - dice - cuocere i fagioli sul gas. Non sarebbero così buoni. Per essere buoni, i fagioli, devono sapere quasi di affumicato, che prendono solo a ridosso dei carboni roventi di legna di quercia.
E devono cuocere lentamente.  Devono borbottare - dice.
Nonna Peppa mette l'acqua piovana filtrata in un coccio che si chiama pignatta, poi la riempie di fagioli spugnati dalla sera prima nella stessa acqua, aggiunge una costa di sedano, l'aglio che prende dall'orto e che coltiva lei dietro casa, e l'olio nostrano delle colline corenesi, che ancora raccoglie lei a mano, oliva per oliva.
Li lascia sobbollire per qualche ora coperti con un coperchio di stagno.
Quasi li dimentica. Solo ogni tanto aggiunge un po d'acqua, se l'acqua di cottura si secca troppo.
Quando sono cotti bene li toglie dal fuoco e li mette nei vasetti di vetro, che tappa bene, solo dopo aver aggiunto un po d'olio crudo.
Poi li distribuisce tra i tanti nipoti e pronipoti ghiottoni che ha disseminati in ogni angolo del paese.
L'unica ricompensa che aspetta, ogni volta e che, ogni volta, immancabilmente riceve, è la certezza  che tutti hanno gradito il suo piatto.
E si chiedono quando nonna Peppa cucinerà ancora quel piatto antico, che si porterà dietro con lei, quando se ne andrà dal mondo dei vivi.
Storie di paese.
smr

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