storie di ragazze che si fanno passare per maschi

Da Guchippai

nell'immaginario nippo-coreano di manga, anime e dorama evidentemente l'idea della ragazza che si traveste per farsi passare per un maschio piace un bel po'. del resto esistono esempi pure nel senso opposto, anche se, per quella che è la mia limitata esperienza, si tratta di due cose molto diverse. parlo più del Giappone che della Corea ovviamente, visto che di quest'ultima ho una conoscenza molto più marginale. il maschio che si traveste da femmina lo fa per motivi di necessità, per motivi estetici o perchè è gay; la femmina che si traveste da maschio lo fa perchè animata da qualche nobile motivo. non sto parlando di situazioni alla Lady Oscar, in cui il nobile motivo c'è, ma la protagonista in realtà non nega di essere femmina; sopprime la sua femminilità e si comporta da maschio, però lo sanno tutti che è una donna. invece i tre esempi che ho in mente (il manga giapponese Hanazakari no kimitachi e, i dorama coreani You're beautiful e First Shop of Coffee Prince; poi c'è anche il dorama giapponese Tempest, che però è già su un altro piano rispetto a questi tre) mostrano casi di ragazze che si travestono e sono molto attente a non farsi scoprire; che poi questo avvenga è inevitabile e necessario, visto che finiscono tutte per innamorarsi, ma questo è un altro paio di maniche. 

quello che invece mi interessa di notare è la differenza di rapporto che si instaura; logicamente i comportamenti sono diversi tra maschio-maschio e maschio-femmina. in quelle culture lì poi le donne coltivano gli aspetti più evidenti della propria femminilità con molta cura, ovvero si truccano, si ingioiellano e si vestono in maniera molto femminile, oltre ad assumere tutta una serie di comportamenti (non dimentichiamo che in giapponese esiste perfino una maniera di parlare diversa fra uomini e donne). il cambio di ruolo fa dunque sì che il rapporto venga impostato in maniera diversa; diventa gioioso, goliardico e paritario. per quanto mi riguarda, ho detto ancora di come alle elementari passassi il tempo facendo a botte con i maschi, mentre la compagnia delle altre bambine per lo più mi annoiava, e il mio migliore amico era un maschio. tutti sapevano che ero una femmina (e col senno di poi ho capito che se a botte vincevo sempre io probabilmente non era perchè ero la più forte, ma perchè i miei compagni avevano un occhio di riguardo per il mio essere femmina) e io mi comportavo da maschio relativamente (per esempio ho sempre giocato con le bambole, oltre con i Lego e con le macchinine), ma certamente quell'essere in qualche modo fuori da un rigido ruolo mi si addiceva. ho brevemente rivissuto quella situazione intorno ai 19 anni, quando per un periodo presi ad andare per concerti con alcuni ragazzi della compagnia che frequentavo, ragazzi che sapevano bene che ero una femmina ma che non mi vedevano come tale. in effetti non essere scopabili può avere dei vantaggi; se avessi ancora 19 anni molto probabilmente farei il maschio in maniera più consapevole. per quanto mi riguarda, sono sempre stata divisa fra due atteggiamenti contrastanti, come se in me ci fossero due diverse nature; da un lato c'è la femmina, che vorrebbe essere vista come tale, notata, corteggiata e amata. dall'altro c'è... vorrei dire il maschio, ma non credo sia la definizione giusta! diciamo che c'è un'altra me stessa che vuole essere apprezzata per quella che è indipendentemente dal sesso e che, se scoprisse di esserlo solo per l'aspetto fisico, si irriterebbe e si sentirebbe sminuita, inoltre non accetterebbe di essere trattata da femmina perchè ha sempre creduto profondamente nella parità (parità, attenzione: non uguaglianza). resta il fatto che il tipico maschio eterosessuale si relaziona alle femmine principalmente in termini di scopabilità; non sto parlando della percentuale di eccezione che ha un concetto di parità simile al mio e che quindi può vedere una donna anche come amica, ma della massa. sono comunque convinta che sarei più felice da maschio.


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