Magazine Curiosità

Storie di sesso animalesco #10

Da Leragazze

Storie di sesso animalesco #10

Grandi amatori, pessimi amatori

Non si può parlare dei grandi amatori tra gli animali senza citare quelli che hanno BEN DUE PENI! Oltre ai serpenti giarrettiera dei quali abbiamo già fatto cenno in questo post, possiamo ricordare gli squali, le lucertole e le anfisbene. Una benedizione del cielo per le rispettive femmine.

Anche se poi alcuni squali la fanno pagare cara questa benedizione. Perché loro, forse nell’impeto della passione, tra il desiderio di abbracciare le femmine e l’impossibilità di farlo, si arrangiano come possono, aggrappandosi coi denti a una delle loro pinne pettorali, empiendole di ferite e lasciandole con un’infinità di cicatrici. L’amore che lascia il segno.

Qui potete vedere una rara scena di accoppiamento tra squali pinna bianca di scogliera. Attenzione: video hard e violento.

;)
Soffermatevi sull’espressione sognante di lei quando tutto è finito.

Storie di sesso animalesco #10

I delfini sono invece dotati di un pene prensile (mi immagino quanti e quali giochetti erotici gli permetterà di fare, e se non è così sono proprio privi di fantasia) e di un appetito sessuale insaziabile che li porta ad accoppiarsi anche molte volte al giorno. Ma tutto questo non deve trarci in inganno, perché in realtà soffrono di quella che possiamo chiamare eiaculazione precoce, anzi direi moooolto precoce: ogni incontro sessuale non dura più di 12 secondi! La povera delfina non fa in tempo ad accorgersi della sua, diciamo così, presenza che lui ha già chiuso baracca e burattini e se ne è andato. Chissà quanti rapporti consecutivi di 12 secondi deve mettere in atto per poterla soddisfare. E anche a lui, poi, non gli basta mai, tanto che, per placare i propri bollenti spiriti, si struscia contro oggetti inanimati o altri animali, come le tartarughe marine, che da vecchie filosofe quali sono non si scompongono più di tanto. Dei veri maniaci, di quelli che incontriamo continuamente in autobus, per capirci. E comunque, anche i delfini sono dei violenti. Per loro il sesso è attività di branco, si mettono insieme più maschi e costringono una femmina a una sequenza di accoppiamenti per un tempo che può andare da alcune ore ad alcune settimane. Le delfine lo hanno imparato a proprie spese: non è la quantità, ma la qualità che conta!

Ci sono poi quelli che non hanno rivali nel gioco “chi ce l’ha più lungo”. Si tratta dei cirripedi, dei crostacei che possono vantare peni che raggiungono anche 50 volte la lunghezza dei loro corpi, dei quali si servono per raggiungere le femmine senza spostarsi dalle rocce alle quali sono fermamente ancorati. Chissà se per le femmine questo si traduce in ondate di piacere o se è come bere un bicchiere d’acqua?

Ci sono delle femmine che manifestano il proprio apprezzamento per la prestazione del maschio. Per esempio, le femmine del babbuino giallo che gridano come fossero in preda all’estasi e le cui urla sono tanto più lunghe e intense quanto più il maschio è forte, vigoroso e dominante.

La bertuccia femmina, invece, grida durante il rapporto sessuale per stimolare l’eiaculazione, in altre parole per incoraggiare il maschio, per eccitarlo, per fargli capire che sta andando bene, non essendo nella condizione di sussurrare “sì, sì così, così”.

E poi ci sono quelli che proprio non ci sanno fare con le femmine. Per esempio i pinguini che si accoppiano solo una volta l’anno e non più di tre minuti. Le loro femmine devono aver sublimato il sesso e incanalato le loro pulsioni in altre attività, per esempio lunghe passeggiate, costruzione di pinguini di neve, cucina, e così via. Che devono fare, poverette?

Per non parlare degli haplophryne mollis, dei pesci dell’ordine dei lofiformi che vivono a grandi profondità dove, come possiamo immaginare, non è facile fare degli incontri a scopo matrimoniale. E allora bisogna sfruttare al massimo ogni opportunità. Quando scorge una femmina, il maschio le si attacca saldamente prendendola a morsi e dissolvendo i rispettivi tessuti, arrivando a fondere i due sistemi circolatori in uno unico. A questo punto il corpo del maschio degenera fino a ridursi solo a poco più di un testicolo attaccato al corpo di lei, pronto a rilasciare sperma quando la signora è pronta, quando cioè le sue uova sono mature. Me la vedo la madre di lui: “Guarda come ti sei ridotto ad andare appresso a quella smorfiosa! Sei proprio un c…ne!” Le si può dar torto?

Per finire, parlando di imbranati sfigati, non possiamo dimenticarci del topo marsupiale australiano. Il poveretto ha una vita breve e per di più stressante. Creatura solitaria, si accoppia verso gli undici mesi, ma bene farebbe ad astenersene. Infatti, per evitare che la concorrenza gli sfili la femmina che con tanta fatica ha rimediato, ingaggia una lotta all’ultimo sangue: finisce che muore squartato alla fine della sua unica stagione d’amore. Non sarà meglio la castità in questo caso, come predica quel signore con le scarpine di Prada?



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog