Prima edizione originale degli inizi degli anni settanta, è stato finalmente distribuito in Italia negli ultimissimi mesi grazie alla casa editrice Kalandraka, molto attiva nella riscoperta e riproposizione di classici internazionali di ottimo pregio.
Anche in questo caso non si fa eccezione: un albo raffinato e delicato, impreziosito dalla bella copertina cartonata, pubblicato in una veste grafica ben curata, pagine piacevolissime al tatto e carezzevoli alla vista grazie alla scelta di una carta liscia e lucida, allo sfondo chiaro che si ammorbidisce nei toni caldi del giallo.
E, ovviamente, grazie a delle illustrazioni che, pur non nascondendo la loro impronta fortemente tradizionale – sia dal punto di vista grafico che della costruzione e del taglio – , incantano per lievità, grazia e forza narrativa.
Nel libro tutta l’impostazione è classica: classico il preambolo, dove un papà topo si accinge a mettere a letto i suoi setti figlioletti promettendo una storia per ciascuno purché si addormentino in fretta; classica la suddivisione in racconti brevi dove i protagonisti sono tutti topolini; classica la conclusione che vede tutti i cuccioli dormienti e il genitore soddisfatto.
Ma qui tradizionale non fa rima con vetusto o inattuale, l’albo, al contrario, fa tesoro della sua aurea di classicità e la declina nei termini dell’armonia e dell’eleganza, della saggezza e dell’efficacia, della pregevolezza e della capacità comunicativa.
Sono racconti, questi, per tutte le stagioni, vivi di una semplicità non facile a tramontare o passare di moda.
Piccole parabole che possono parlare ai bambini di oggi come a quelli di ieri o di domani, che in poche righe sanno andare nel profondo, che passano insegnamenti o lampi di riflessione attraverso sapienti, e sorprendenti, suggestioni.
Sono sempre perle rare quelle storie che pur rimanendo leggere e fresche si fanno portatrici di messaggi importanti.
Senza urlare o declamare, senza inutili pomposità, preferendo piuttosto il cenno, il sorriso, l’ammiccamento, la carezza; soffici piume che facciano il solletico alle emozioni e ai pensieri anziché perdersi in notazioni. Perché le parole restino dentro come semi pronti a germogliare.
E di cosa narrano queste piccole storie? Di altruismo e cura, di fantasia, di amicizia, di avventura, destino, amore…
Ma soprattutto di minuti incanti, di occhi bambini, di cose semplici e cose impossibili, di immaginazione e quotidianità.
C’è qualcosa in questi racconti che mi fa venire alla mente gli haiku, quelle poesie giapponesi di appena tre versi, tanto lievi eppure così profonde, tanto immediate eppure così incisive.
Anche qui siamo di fronte alla medesima sensazione di leggerezza significativa, di rapidità e brevità che sanno lasciare echi e scie.
Pagine ottime per le letture serali, quelle intime prime della nanna, perché sanno calmare e predisporre al buon sonno. Ma perfette anche per altri momenti della giornata, più attivi e fecondi, nei quali soffermarsi poi a lasciar decantare, e mettere a frutto, le suggestioni raccolte.
Piacevolissimi e sapientemente accurati anche la composizione e l’uso delle figure.
Ogni storia è illustrata secondo una modalità differente: ora i disegni si distribuiscono precisi, uno per pagina, racchiusi in uno spazio distinto e separato quasi che il racconto possa essere tagliato in due – da una parte la narrazione testuale, dall’altro quella iconica -, ora si inseriscono piccini tra le parole a intercalarne il ritmo, componendo affreschi di frasi e figure mescolate che procedono a braccetto.
Restano comunque fortemente narrative, precise, minuziose. Graziosissime miniature dolci e bonarie, liete e gentili, pacate nei loro pochi colori – delicati anch’essi – ed esaurienti nei ligi e morbidi tratti.
(età consigliata: dai 4 anni)
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