Torno a parlare di viaggi nel tempo, per la gioia di chi ama la fantascienza e, per tutti gli altri che magari hanno sempre sottovalutato questo filone letterario.
Scrivere di viaggi nel tempo non è una cosa banale, lo sappiamo tutti. Non si può far agire i nostri personaggi come fosse niente perché, appare ovvio, ogni cosa noi si faccia nel passato, finisce obbligatoriamente per influire sul presente, ed eventualmente anche sul futuro. Scrivere di viaggi nel tempo è una vera trappola mentale, un labirinto che ruota attorno a vincoli e a strade senza uscita. Il più famoso di questi è il "paradosso del nonno" formulato da René Barjavel:
IL PARADOSSO DEL NONNO
Sammy fa un salto nel passato e uccide Robert, suo nonno. Questa situazione, certamente poco edificante, non può verificarsi. Perché la dipartita di Robert impedisce la nascita del malvagio nipote, e quindi rende impossibile il viaggio nel tempo che culmina con l'omicidio. Il nonno, pertanto, non muore e può innescare la catena causale che porta alla nascita di Sammy. Dunque il viaggio nel tempo con scopi delittuosi può essere intrapreso, e così via...
Si entra quindi in un circolo vizioso che potrebbe paragonarsi al Nastro di Mobius... ma la filmografia ci insegna che un trucco esiste, ovvero quello delle diramazioni temporali. Ogni modifica porta alla creazione di un nuovo flusso temporale, che scorre parallelamente a quello da cui "Sammy" proviene, è quasi identico se non per il fatto che Robert è morto e Sammy non esiste più... Sammy in questo caso rimane intrappolato nel passato in cui viveva Robert e a proseguire la propria esistenza lungo la nuova linea temporale.La cosa migliore, però, è quella di muoversi avanti nel tempo, piuttosto che indietro. In questa maniera non ci sono rischi di incorrere in paradossi temporali. Non essendo ancora stato scritto, il futuro, è malleabile e adattabile a ogni esigenza. Potremo quindi ipotizzare una storia dove è il nonno Robert a fare un salto avanti nel tempo per uccidere il proprio nipote Sammy. Tutto ciò non andrà a influenzare il passato e, Robert potrà continuare a vivere senza rischiare di sparire nel nulla.
"Scrivere è faticoso. Prendete un romanzo di 200 pagine: contiene circa 60.000 parole. Vi rendete conto? Pensate al tempo speso per la battitura del testo. Gli scrittori meritano comprensione: con tutto quel lavoro, non si può pretendere che abbiano anche delle idee. Io, come il venditore di storie immaginato da Jostein Gaarder, cercherò di aiutarli, suggerendo qualche spunto per trame bislacche o addirittura folli (perché sono completamente pazzo)."