Magazine Cinema
di Sarah Polley
con Tamara Jenkins
Canada,
genere, biografico, documentario
durata, 109'
Non c'è dubbio che l'uso del digitale, con le sue innovazioni e possibilità, rappresenti oggi una delle rivoluzioni più importanti che il cinema abbia messo in atto nel corso della sua lunga storia. E questo non solo nei termini in cui la settima arte ha ripensato a se stessa, riformulando i riti della sua usufruizione ma anche, e diremmo, soprattutto, nella capacità di uno sguardo che ha esteso il suo campo di percezione oltrepassando i limiti sensoriali che gli erano fin qui riconosciuti. Se, sul piano pratico, le sorprese più eclatanti sono quelle derivate da un grado di verosimiglianza che confonde e meraviglia per credibilità, (come "Gravity" testimonia in tutta la sua perfezione), quello che qui ci interessa sottolineare è un altr aspetto dello stesso fenomeno, meno eclatante ma altrettanto peculiare, derivato dalla proliferazione di opere che dei loro autori mettono in scena fatti e esperienze autobiografiche: sotto forma di Journal Intime, utilizzato da due lungometraggi come "E Agora? Lembra-me" di Joaquin Pinto e di "Sangue" del nostro Pippo Delbono, esempi di un'arte che si mette a nudo senza alcuna reticenza, oppure, come sceglie di fare Sarah Polley nel suo "The Stories We Tell", filtrando l'elemento personale con quello di finzione, attraverso l'inserimento di frammenti recitati da attori professionisti che fanno da raccordo e insieme integrano la parte documentaria del film.
Al centro della scena Diane Polley, madre defunta della regista, e il racconto che di lei fanno le persone che le sono state accanto durante la sua vita: dal marito Michael, conosciuto sulle scene teatrali e poi sposato sulla scia di un'innamoramento a prima vista, ai figli, numerosi ed eclettici, agli amici più intimi, che seppur con fugaci apparizioni concorrono nel delineare l'intero arco esistenziale della protagonista. Tutti hanno qualcosa da raccontare, e nel farlo secondo il proprio punto di vista, ognuno aggiunge particolari che finiscono per mettere in discussione l'assunto di felicità inscritto nell'immagine di quella donna sorridente e libera, e in quella della sua una famiglia, serenamente adagiata nel benessere dei propri privilegi. Così facendo iniziano a farsi strada fatti e rivelazioni che cambiano progressivamente il quadro di riferimento, trasformando "Stories We Tell" in un cineromanzo in cui l'estetica del documentario più classico rappresentata dal collage di interviste all'interlocutore di turno (le cosiddette "talking heads") viene assorbità dalla drammaturgia di un percorso esistenziale e umano affascinante e drammatico.
Senza rivelare i particolari di un film che a un certo punto si tinge di giallo per la comparsa di amanti veri e presunti che rendono incerti i natali di uno dei protagonisti, e che di fatto costringono lo spettatore a sospendere il giudizio su ciò che ha appena visto (" la verità cambia a seconda di chi la racconta" afferma una delle parti in causa) "Stories We Tell" fa segnare un altro punto a favore di un cinema trasversale - per formati, materiali e generi impiegati - che si ribella a ogni tipo di classificazione, facendosi promotore di un esperienza totalizzante, capace di rompere le barriere tra l'artista e il proprio pubblico, messi sullo stesso piano da una catarsi che riferendosi a una condizione universale e reale (quella di Diane e della sua famiglia provata dalle dinamiche matrimoniali), appartiene tanto a chi guarda quanto a chi è guardato.
Vicino al capolavoro di Alina Marazzi "Un'ora sola ti vorrei", di cui il film della Polley riprende, e l'orizzonte emozionale scaturito dalla necessità di riappacificarsi con il proprio passato, e, in parte, la funzione di senso attribuita alla tipologia delle immagini (anche qui la dimensione tragica e nostalgica è fornita da riprese effetutate in super 8) "Stories We Tell" è una prova registica di rara efficacia. Consapevole di lambire territori che normalmente appartengono alla televisione dei Reality, con la vita reale o presunta rimessa al giudizio dello spettatore, Sarah Polley riesce a mantenersi sul filo di un equilibrio che coinvolge senza ricorrere al pietismo e al vojerismo di quei prodotti. Presentato in anteprima alla 66 edizione del Festival di Venezia e vincitore di numerosi e prestigiosi premi, "Stories We Tell" giunge sugli schermi sulla scia della sua presentazione al biografilm e grazie al coraggio di una casa di distribuzione quale I Wonder Pictures che ci aveva appena regalato un gioello del calibro di "Per nessuna buona ragione". Come quello, il film della Polley è una visione da non perdere.
(pubblicato su ondacinema.it)
Potrebbero interessarti anche :
Possono interessarti anche questi articoli :
-
[Rubrica: Italian Writers Wanted #12]
“Buongiorno miei cari #FeniLettori, dodicesimo appuntamento con la rubrica "Italian Writers Wanted". Ogni giorno, riceviamo tantissime e-mail , molte di autori... Leggere il seguito
Da Lafenicebook
CULTURA, LIBRI -
ARTE: I collage su notebook di Raúl Lázaro
Raúl Lázaro è un artista spagnolo specializzato in collage, nato ad Alicante nel 1980. All'età di 5 anni si è trasferito a Madrid, dove ha iniziato la sua... Leggere il seguito
Da Osso Magazine
ARTE, CULTURA, MUSICA -
La sarabanda dei falsari archeologici
di Massimo Pittau. Ho letto con attenzione e con vivissimo interesse l’intervista che è stata fatta al prof. Franco Laner, della Facoltà di Architettura... Leggere il seguito
Da Rosebudgiornalismo
ATTUALITÀ, CULTURA, SOCIETÀ -
Un’opera d’arte al mese #8 – L’unione della terra con l’acqua
Ciao a tutti! Eccoci qui con un nuovo appuntamento della rubrica Un’opera d’arte al mese (visto che se mi impegno riesco a non far scadere il mese? XD). Leggere il seguito
Da Ilariagoffredo
CULTURA -
5 film che ispirano 5 viaggi indimenticabili
Il cinema ha l’impareggiabile potere di condurci in città e mondi lontani, pur lasciandoci seduti sul divano di casa o sulla poltroncina di una sala... Leggere il seguito
Da Onesto_e_spietato
CINEMA, CULTURA -
Words in Freedom: la cultura torna a fare notizia.
Da oggi, lunedì 29 giugno, è online il magazine di cultura e società Words in Freedom, una nuova realtà editoriale affacciata sul web e sul mondo. Leggere il seguito
Da Onesto_e_spietato
CINEMA, CULTURA