Sono trascorsi cinque anni dallo split e ben sette dall’omonimo ep, eppure gli Storm{O} non hanno mai smesso di attrarre l’attenzione e di restare un piccolo punto di riferimento per la scena postcore, merito di una visione personale che riesce a sposare rabbia e passione, urgenza e cura nel costruire traiettorie mai scontate o prevedibili. Quello che ci offre il loro nuovo lavoro è pura emotività hardcore, con testi in italiano pieni di rimandi – anche personali – più o meno palesi e con linee melodiche che colpiscono pur se affogate in un mare di suoni caustici e taglienti (da sempre marchio di fabbrica della band). Si tratta di un oceano in continuo subbuglio: ondate di note si alzano improvvise e si ritirano con altrettanta velocità, creando fugaci squarci di luce, quasi delle piccole isole in cui riposare e recuperare energie prima del prossimo assalto.
In qualche modo questo potrebbe essere definito come il punto d’incontro tra varie pulsioni di scuola “core”, una specie di blend tra quanto di più interessante offerto negli ultimi anni (ma anche oltre) in campo hc, metabolizzato e ri-assemblato alla luce di un’ottica attuale e pertanto a suo modo fresco e mai sentito prima, quasi un’ipotesi su come sviluppare nuove direzioni a partire dal proprio passato e dalle proprie radici. Ciò che maggiormente colpisce è un senso di insita debolezza, di continuo rischio caduta, che rende i brani ricchi di umanità, come se la macchina da guerra scricchiolasse sotto il peso delle battaglie e delle ferite, eppure ogni volta riuscisse a trovare la forza per rialzarsi e affrontarne di nuove. Anche in questo gli Storm{O} rivendicano la loro matrice hardcore e la posizione dominante del fattore umano, il che lascia pensare anche a una sorta di dicotomia con lo sferragliare metallico delle chitarre, mai come oggi “noise” nel loro giungere taglienti e fredde, quasi stridenti come lame contorte, in una continua lotta tra differenti pulsioni e distinti modi di interpretare l’estremismo sonoro. Nulla da dire, l’attesa è stata ripagata e ha portato in dono un disco di cui la band può andare più che fiera.
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