Un film di Antonioni che ci porta agli anni 70′ gli anni della guerra in vietnam e delle proteste universitarie, delle prime occupazioni e manifestazioni, ed è proprio da una di queste che ha inizio il film: una riunione si evolve, degenera in un’occupazione violenta e costringe Mark (il protagonista) a scappare.
Fugge verso quell’immenso spazio silezioso e tranquillo che è il deserto americano, esattamente al punto di Zabriskie una parte della Death Valley in california.
Lungo il percorso incontra Daria, qui si ritrovano, si incontrano, si scontrano e si amano due realtà diverse. Certezze, insicurezze e modi di confrontarsi con la realtà differenti eppure capaci di coesistere e dialogare, un dialogo che ormai sembra scomparso ai giorni nostri.
E’ un film d’altri tempi ancora intriso dell’ingenuità di una generazione che stava da poco riscoprendo il valore della libertà e dell’indipendenza, una storia semplice ma che racchiude in pieno l’atmosfera di quegli anni, una semplicità che va’ a bracceto con un raffinato lavoro di fotografia, un ottima scenografia portata all’esaltazione da una colonna sonora eccelsa firmata tra gli altri Pink Floyd, Grateful Dead e Rolling Stones.
Come a voler ribadire anche tecnicamente le differenze, già nei protagonisti e nell’atmosfera che l’unicità comprende le diversità: ‘’ Ci sono migliaia di aspetti di ogni cosa: non solo buoni e cattivi.’’
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