Siamo cresciuti ascoltando storie. Ci hanno abituato sin da piccoli alle fiabe della buonanotte. Siamo cresciuti con dei cartoni animati, con dei libri e con dei film che ci hanno fatto diventare le persone che siamo ora. Amiamo sentir raccontar storie, oggi come allora.
It’s all about the story
Il mondo dell’advertising si è subito accorto della rilevanza delle storie, dal punto di vista economico. Invece di proporre e reclamizzare un prodotto, raccontare cosa c’è dietro quello specifico prodotto, qual è la sua storia è una tendenza che porta ottimi ROI, come suggerisce Peter Guber nel libro Tell to win. Che la storia sia reale o meno, non è il punto. Il punto è muovere qualcosa dentro il customer, o meglio dentro le persone.
“C’era una volta…”
La forza di una storia sta nelle emozioni che riesce a provocare. Pensate a un amico che non crede più nell’amore e voi volete cercare di dargli una mano. Qual è la migliore arma? Una storia. Una storia che non parli di lui, ma che riguardi lui. Gli racconterete una storia che parla di voi, magari. O una storia rubata a un’altra persona. Non importa. Importa che si senta coinvolto, anzi rapito. E se riuscite a commuoverlo, com’è successo a me, vedrete che vi commuoverete anche voi. Cosa significa questo? Significa che se riuscite a comprendere chi siano i vostri utenti/user/clienti, se riuscite a comprendere cosa ama e cosa odia il vostro target, otterrete automaticamente un ROI coi fiocchi.
Il cavallo di Troia. Old school storytelling.
Pixar, Coca-Cola, Lego: i maestri
Come dicevamo, i marchi più importanti utilizzano attivamente questa strategia emotiva per coinvolgere i clienti. Novità della settimana scorsa è il Coca-Cola Journey, “a tutti gli effetti un magazine più che un sito web, un portale di accesso al mondo proposto pro domo sua”, come dice Il Giornalaio in questo interessante articolo. Anche i mattoncini più famosi del mondo hanno voluto raccontare la loro storia con un corto animato degno della Pixar (lo trovate qui). A proposito del colosso dell’animazione targato Disney, Massimo Benedetti ha pubblicato sul suo blog MacsBene le sue personali 12 regole dello storytelling. Mi permetto di buttar giù cinque punti che mi piacciono particolarmente:
- Conosci il tuo pubblico – Se non sai a chi ti stai rivolgendo, potrai fare chilometri senza arrivare alla meta.
- Mettiti nei panni di chi ascolta – è facilissimo compiacersi del proprio lavoro. Quello che devi chiederti è: riuscirà ad “arrivare” al mio pubblico?
- K.I.S.S. (Keep it simple, stupid) – Rendi facile e comprensibile le cose più complesse. Quando ci arrivi, ricordati di scrivermi una mail.
- Esercita la serendipità – Una giornata può riservare enormi sorprese, se ti fai prendere bene dal caso.
- Ama ciò che fai – Più ti piace, più traspare. Più traspare, più risulti credibile. Più risulti credibili, meglio ti posizioni nel mercato come leader. Da qui in poi ci arrivi da solo.
In sostanza, siamo bestie che usano più la pancia che la testa e non vediamo l’ora di essere emozionati. E voi, quali sono i vostri ingredienti segreti per raccontare la vostra storia?