Gaspare Spatuzza è stato condannato a 12 anni di carcere nel processo, celebrato con il rito abbreviato, per la strage di Capaci. I boss Giuseppe Barranca e Cristoforo Cannella sono stati condannati all’ergastolo mentre per Cosimo D’Amato il gup di Caltanissetta David Salvucci ha dseciso una pena di 30 anni. Il giudice ha rinviato al processo civile la liquidazione del danno per le parti civili e ha negato la provvisionale immediatamente esecutiva.
IL RUOLO DI SPATUZZA, COLLABORATORE DI GIUSTIZIA - Il gup ha accolto in parte le richieste dell’accusa che aveva sollecitato la condanna all’ergastolo per i tre boss palermitani e 12 anni per Spatuzza che con le sue rivelazioni ha permesso di aprire un nuovo filone d’indagini sulle stragi del ’92. Spatuzza, collaboratore di giustizia, nel 2009 rivelò ai magistrati di Caltanissetta, responsabili delle indagini sulle stragi mafiose, di aver recuperato l’esplosivo che sarebbe poi stato usato per la strage di Capaci, nella quale morì Giovanni Falcone.
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ECCO COM’È ARRIVATO L’ESPLOSIVO - Dagli stralci dei verbali, ripresi all’epoca da Repubblica, emerse come il Cannella chiese a Spatuzza, un mese prima della strage, di trovare un’auto voluminosa con la quale caricò, a Porticello, dei cilindri delle dimensioni di 50 centimetri per un metro contenenti delle bombe e legati con delle funi sulle paratie di una barca attraccata al molo. Lì era presente un certo Cosimo, identificato poi in D’Amato. Spatuzza continuò spiegando che i fusti vennero portati all’interno di una casa diroccata di una sua zia, al fianco di quella di sua madre, e usata come magazzino. Successivamente venne recuperato altro esplosivo in altri bidoni alla Cala, vicino al porto, sempre legati ad un peschereccio. Nelle sue deposizioni Spatuzza disse di non sapere a cosa serviva l’esplosivo.
(Foto di copertina: STR / AFP / Getty Images)
Fonte: Giornalettismo