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Strage Palermo-Sciacca: Giovanni Titone positivo ad alcol e droga

Creato il 14 novembre 2013 da Comunalimenfi
Incidente_Fondovalle_Palermo_Sciacca

I risultati dei test tossicologici hanno rivelato che Giovanni Titone, l’uomo al volante della Ford Focus scura che avrebbe provocato la morte di cinque persone, tra cui sua moglie Maria Luisa Mergola e il suo figlio più piccolo Alberto Titone, era sotto l’effetto di alcol e stupefacenti. Ora è in coma in ospedale, sarà indagato con l’accusa di omicidio plurimo colposo.

La conferma arriva dai primi esami medici eseguiti ieri nell’ospedale di Villa Sofia subito dopo il suo ricovero, attualmente in coma. Il colpo di scena nelle indagini dei carabinieri di Monreale, coordinate dalla Procura, cambia totalmente lo scenario della disgrazia sulla statale. Sarà una consulenza a stabilire se l’incidente è stato causato solo dalla pericolosità della strada e dalle condizioni dell’asfalto o se possono esserci responsabilità di Titone, che è anche pregiudicato per spaccio di stupefacenti e altri reati.

Non è stato ancora deciso se si effettuerà l’autopsia sui corpi delle 5 vittime.

E’ sulla pericolosità della guida del conducente, ancora in coma e non in grado di essere ascoltato, che adesso si spostano le indagini. Il fascicolo aperto dal
sostituto procuratore Annamaria Picozzi riportava l’ipotesi di reato di omicidio colposo ma fino a questa mattina era contro ignoti. Presto su quel fascicolo sarà scritto il nome di Titone.
Tratto da repubblica.it

 

Giovanni Titone e la moglie Maria Lusia Mergola (deceduta nell’incidente) erano stati coinvolti nell’operazione antidroga denominata “Bacchanalia”, condotta dai Carabinieri della Compagnia e conclusa con una retata all’alba del 19 maggio del 2010. I militari avevano notificato 21 misure cautelari. Le indagini erano culminate con l’individuazione di rete di spacciatori suddivisa in 5 gruppi operanti principalmente nel comune di Menfi ed a Sciacca.  Per Giovanni Titone, la Corte di Appello, lo scorso 10 aprile, aveva confermato la condanna in primo grado, cioè 4 anni e 4 mesi di carcere, oltre a 18 mila euro di multa. Per la moglie, Maria Lusia Mergola, la Corte d’Appello aveva  dichiarato la parziale nullità della sentenza del Gup di Sciacca limitatamente ad alcuni capi di imputazione, disponendo di procedere per acquisto, trasporto e detenzione di hashish.

Anche l’altra vittima, Rosa Pilo, che viaggiava nell’auto condotta da Giovanni Titone aveva dei precedenti giudiziari. Nel 1994 era stata condannata per spaccio di sostanze stupefacenti. Pena che aveva espiato.
Tratto da corrieredisciacca.it


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