Magazine Racconti
– Mamma, perché sto male?– Non lo so amore, mi dispiace. Questa è una di quelle volte in cui la mamma non può spiegarti le cose come piace a te. Sto cercando una risposta da quando siamo andati la prima volta dal dottore, te lo ricordi quel giorno? – Quella volta che prima di entrate abbiamo aspettato in macchina e abbiamo giocato a Vedo. – Esatto, quella volta che cercavamo a turno tutte le cose verdi. – e una lacrima scese sul mio viso, perché erano giorni che riusciva a malapena a ricordarsi chi fossi io e il perché al risveglio si trovasse in un ospedale e non tra le sue lenzuola di flanella verde. – Mi piace il verde. – Lo so amore. Vuoi che ti avvicini alla finestra per vedere gli alberi? – No mamma. Adesso sono stanco. Ma raccontami una storia, così magari riesco a trasformarla in un sogno se mentre parli io chiudo gli occhi. In quel momento nella mia testa non apparve il volto di Robin Hood o di Peter Pan, che lui tanto amava, ma solo pensieri su quella che avrei voluto fosse la sua vita.– C’era una volta un bambino che amava correre nel corridoio di casa sua per poter scivolare, indossando le sue calze di lana, e arrivare in cucina a una velocità supersonica. E lui sorrise debolmente, tenendo gli occhi chiusi.– Amava tanto i treni di legno e la pista che la sua mamma e il suo papà gli avevano costruito in salotto: ci giocava per ore immaginando le storie delle persone che erano sedute all’interno e inventando ogni giorni delle storie nuove. Quel bambino aveva gli occhi verdi più belli del mondo e l’immaginazione più vivida che fosse mai esistita, tanto che la sua mamma amava ascoltarlo, mentre faceva finta di guardare la tv, e pensare a quanto quel suo cucciolo fosse bravo.Un giorno quel bimbo si ammalò e la sua immaginazione ebbe qualche problemino a essere presente tutti i giorni. Però si sa come succede nella fiabe, no? Menomale che ci sono le fate e la loro polvere magica: lo guarirono e la sua fantasia sembrò addirittura essere tornata più forte.Quel bimbo crebbe forte e coraggioso come gli eroi dei libri che gli piacevano tanto. Andò a scuola e imparò tante cose, conobbe tanti bimbi e si fece tanti veri amici. Studiò e lavorò per poter realizzare i suoi sogni. La sua mamma aveva paura di allontanarsi da lui, credendolo indifeso, ma riuscì a non trattenerlo e lasciarlo libero di scegliere le cose che voleva per sé, di fare qualche errore e di vivere come meglio credeva. Di conoscere una principessa che gli avrebbe voluto bene quanto lei, che lo avrebbe accompagnato nella vita, supportato e sostenuto con il suo amore. Quindi, diventato ormai un uomo, continuò ad avere il coraggio di affrontare anche i momenti più difficili della sua avventura, quelli dove bisogna stringere i denti e tirare fuori la propria forza. Quel bimbo cresciuto fece della sua fantasia un lavoro che gli consentì di potersi comprare una casa tutta sua con un bellissimo giardino pieno di alberi di tutti i tipi e di collezionare tutti i trenini che voleva. Poté festeggiare ogni anno il Natale e trovare ogni volta dei regali dei suoi genitori sotto l’albero. Riuscì a ottenere tutto quello che sognava da piccolo. Riuscì a essere felice e contento quanto bastava per amare la sua vita sempre, in ogni sua singola parte.
Lo guardai e vidi le sue labbra schiudersi un po’, come se stesse per dire qualcosa di bello, ma ne uscì un sospiro leggero che si posò sul mio petto come un incudine.Mi alzai dalla sedia, appoggiandomi ad ogni cosa mi trovassi accanto. Sentii il monitor accanto al suo letto emettere un rumore continuo e, come se fossi diventata sorda, smisi subito di sentirlo, staccandomi dal mondo e sentendo crescere nella mia testa il dolore più puro che esista. Deglutii, mi avvicinai a lui e lo abbracciai, poggiando le mie labbra vicino alle sue.
Forse era perché in sei mesi avevo già pianto, forse perché mi ero vagamente avvicinata alla consapevolezza di una vita senza di lui, forse perché ero riuscita a immaginare un dolore che ti porta via la capacità di pensare, forse perché l’amore è una cosa che nessuno ha mai saputo spiegare nella sua completezza e uno di quei casi in cui l'amore prende il sopravvento anche sul dolore, forse perché sono grata di questi anni accanto a lui.
– Amore mio, continua la tua avventura.
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