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Ormai sai già che ogni giorno mi faccio un’ora di bicicletta, no? Da quando ho chiuso con il basket ho perso il tono di cui andavo fiero, e qualcosa dovrò pur fare.
Ci salgo senza una meta precisa, pedalando veloce senza neanche accorgermene, metto l’iPod in modalità random e muovo le labbra per cantare come un pesce.
I passanti mi guardano come fossi pazzo, ma sai che non mi è mai importato molto di quello che pensano gli altri: a loro non devo niente.
A te sì invece. Ti devo la felicità che mi hai offerto come si fa con un abbraccio, ti devo i silenzi in cui ti rinchiudi per ascoltarmi con pazienza; ti devo quell’amore che sprigioni quando mi scorgi tra la gente, come una luce pura e senza fine, un sentimento tenero come un cucciolo e appassionato come un amante.
E così me ne vado per la strada libero e sereno, allargando le mani al vento e godendomi l’aria sul viso come fosse un tuo bacio.
Ed è tutto grazie a te.
Le stradine su cui pedalo ora sono le stesse dove mia madre mi portava a passeggio da bambino: all’epoca raccoglievamo more e lamponi, mangiandole camminando mano nella mano. Ora ci sono solo cespugli appuntiti e campi di fiori selvatici. La bellezza c’è, si sente forte come il proprio passato quando non è stato dei migliori.
Oggi ci sono passato distrattamente, sarà che l’iPod sembrava leggermi nel pensiero e selezionava canzoni perfette per il mio umore; sono quasi caduto in un campo pieno di fiori di Tarassaco, mentre la ruota inciampava in un solco di terra e sassi.
Mi sono fermato, ho appoggiato la bici a terra e li ho guardati a lungo, pensando a te.
Mia madre diceva che con quei fiori si possono esprimere desideri.
Da piccolo mi abbassavo, sceglievo il più bello, chiudevo stretti gli occhi e mi concentravo pensando al giocattolo che avrei voluto o a quanto desiderassi una sorellina, soffiavo forte e guardavo quei strani piumini volare nel vento. A dir la verità, mamma si stufò presto di fermarsi ogni secondo ad aspettare me e la mia fantasia, cercò anche di convincermi che se li avessi colti avrei fatto la pipì a letto.
Negli anni qualcuno di quei piccoli sogni si è realizzato; oggi pomeriggio ho pensato di esprimere un altro desiderio, quello più importante di tutti gli altri, e di vedere il mondo così come lo vedevo allora.
Ho chiesto a quel fiore di rendermi come lui; di fare di me la persona in grado di realizzare i tuoi sogni più intimi, di darmi la forza necessaria ad allontanare tutte le tue insicurezze, di stringerti anche quando mi chiedi di scappare da te e di non farmi trascinare nei tuoi attimi più bui, di donarti il mondo, la luna, o anche solo un tetto sotto cui poterci unire.
Poi mi sono alzato, sono tornato a casa pedalando ancora come un pazzo, e ho scritto queste cose da leggerti stasera. Giusto prima di chiederti di sposarmi.
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