” La nostalgia è il rimpianto d’un passato che è stato e non può tornare; ma la malinconia è diversa. E’ rimpianto di ciò che non è stato ma che sarebbe stato possibile, di un’altra vita non vissuta, d’un amore che ti ha sfiorato senza fermarsi. Di un tu che avresti voluto incontrare ma non hai incontrato, di un te stesso che avresti voluto essere e non sei stato”.
estratto da “L’uomo che non credeva in Dio”, di Eugenio Scalfari
La nostalgia non mi spaventa, anzi è una mia alleata, mi permette di riannodare i fili con cose avvolte nella nebbia del tempo. E’ un sentimento struggente che mi fa spesso compagnia.
Arriva senza preavviso, con una musica, un luogo rivisto dopo tempo, un profumo, e mi aiuta a ricordare, a riprendere emozioni credute perdute, che perdute poi non sono mai, però mi diverte credere di averle ritrovate chissà da dove, e in quel loro fluire mi abbandono con piacere, a quel che Pessoa chiama “un vago e quieto desiderio che va e viene”.
Quella che mi fa male è la malinconia, “il desiderio di avere desideri” scrive Tolstoj, il sentire che parti di me non sono mai venute fuori, che qualcosa di me resterà sempre sommerso nelle paure, nella sfiducia, e quel senso di non vissuto completamente a volte mi estranea dalla vita presente, come un cercatore di sogni cerco di ricondurmi a me, ai miei desideri, a ciò che volevo, e spesso sembro un cercatore nella notte: non trovo perché non vedo più nulla!