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“Non importa se vola nel cielo, se nuota nell’acqua o se cammina sulla terra: tutto può essere preso e mangiato”. Recita così un antico detto cinese, che descrive benissimo uno degli aspetti più interessanti della cultura cinese: quello gastronomico.E in effetti, le abitudini alimentari del Regno di Mezzo sono conosciute al mondo come le più variegate e bizzarre. E, ad eccezione di aerei, auto e navi, per ritornare al vecchio proverbio, niente va buttato via!Camminando fra gli innumerevoli mercatini e food street (vie del cibo, in italiano) gli occhi saranno attratti da alimenti dalle forme strane, come radici di ginseng (che i cinesi credono aiutino a vivere più a lungo, tant’è che spesso arrivano a costare anche 20 mila euro!), corna di qualche animale delle montagne Himalayane (utili per la medicina tradizionale cinese), ma anche cavallucci marini essiccati, stelle marine, serpenti e chi più ne ha più ne metta.A Pechino c’è una via molto famosa chiamata Wangfujing, meta di turisti locali affamati dopo una giornata a girovagare per la città, caratteristica per le bancarelle colorate che servono una varietà di spiedini impensabile. Scarafagi, lombrichi, scorpioni, mosche, larve, cavallette sono solo alcune delle tante specialità infilzate su bastoncini di legno dopo essere state panate e fritte a dovere. Un piatto molto caratteristico della tradizione culinaria di alcune zone del sud è il cervello di scimmia viva, che, mentre per noi occidentali rappresenta una macabra e disgustosa crudeltà, per i cinesi è uno dei cibi afrodisiaci per eccellenza. E in nome della virilità maschile (vera e propria ossessione degli uomini orientali) non si rinuncia a niente, che siano ostriche e champagne o corno di rinocerente e cervello! Come noi, mangiano il maiale (di cui non si butta via niente, ma proprio niente!) ed è facile imbattersi in alimentari locali che, invece di vendere salumi suini, propongano intere facce di maiale sottovuoto, con tanto di occhi sgranati che ti guardano dall’involucro di plastica trasparente. La cultura del cibo e quindi del mangiare è una vera e propria tradizione e in qualsiasi ora del giorno e della notte è possibile vedere ristoranti gremiti di gente intenta a godersi deliziosi piatti tipici delle numerose province cinesi.Tutta questa importanza data al cibo è da ricercare anche in una sorta di fame atavica, dovuta a carestie, catastrofi naturali, che hanno flaggellato la popolazione negli anni passati e che ancora oggi continuano a imperversare in alcune zone povere della nazione e alla sovrappopolazione.Ovviamente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, nel senso che non tutti i cinesi sono divoratori di cani, gatti, topi e vermi. La Cina, come tutti sappiamo, è molto grande e variegata dal punto di vista geografico e climatico e tali diversità nel corso della sua storia hanno dato vita allo sviluppo di una miriade di cucine locali che spesso sono completamente differenti tra loro. Inoltre il consumo di animali domestici per noi occidentali e di insetti di ogni specie è per lo più ascrivibile alle regioni del sud, da sempre più povere rispetto al resto della nazione. In ogni caso, il cibarsi di animali “strani” è del tutto normale e naturale per i cinesi, che non la considerano barbaria, poichè la loro tradizione ritiene che certi tipi di carne siano benefici per la salute e conferiscano particolare vigore e forza.E seppur oggi certe usanze fanno scandalizzare e disgustare i nostri fini e delicati palati occidentali, non dobbiamo dimenticare che anche da noi, all’epoca dei nostri nonni e antenati, spesso in tempi di guerra, si è fatto uso di carne non proprio consona alle nostre abitudini alimentari. Inoltre, anche oggi, molti dei piatti tipici di alcune regioni italiane potrebbero essere considerati disgustosi anche dagli onnivori cinesi.Perciò, sarà meglio un bel piatto di api fritte o di “cuzzedde” (prelibate lumachine salentine)? A voi la scelta.
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