Il romanzo “Strane creature” (Neri Pozza 2009) di Tracy Chevalier è ispirato alla vera storia di Mary Anning, la ragazzina quasi analfabeta, eppur edotta sui fossili, che a Lyme, nell’Inghilterra del sud, trovò i primi esemplari di ittiosauro contribuendo allo sviluppo di studi accademici e scientifici che culminarono, in seguito, nelle celebri teorie di Darwin.
La narrazione, ambientata nell’Ottocento, si concentra sui personaggi femminili e sui loro sentimenti, che vengono portati alla luce, sottratti alla prigione del perbenismo e del maschilismo e, infine, analizzati con cura.
Le donne… che strane creature.
Capaci di sviluppare il proprio intelletto, capaci di sporcarsi le mani con la terra, capaci di usare lo scalpello, capaci di affrontare le intemperie.
Avide di conoscenza e di Amore, eredi di Eva che non resistette al monito divino: morse la mela e la porse ad Adamo.
Eppure costrette dalla società dell’epoca, di cui spesso si trovavano ad essere complici, a dover fingere di essere deboli e ingenue per poter assumere il ruolo che, secondo le regole della “specie” umana, risulta loro più idoneo: moglie e madre.
«A un certo punto il colonnello le chiese che animale fosse, a suo parere, l’ittiosauro. “Non lo so, signore” rispose Mary. “Sembra un po’ un coccodrillo, ma anche una lucertola e un pesce”. […]
“Eppure anche il vostro ittiosauro dovrà trovare posto nella “grande catena dell’essere” di cui parla Aristotele” disse il colonnello Birch.
“Quale catena, signore?”
A quel punto ebbi la certezza che Mary stava civettando con il gentiluomo […].
Ovviamente il colonnello fu ben felice di spiegargliela: agli uomini piace sfoggiare la loro erudizione».
Le zitelle… che strane creature.
Libere di parlare e agire senza dover rendere conto a nessuno, ma con il medesimo nessuno ridotte a dividere il letto. Fossilizzate in giorni sempre uguali in cui mai saranno ventri fecondi che partoriscono esseri dotati di metà del proprio patrimonio genetico.
I dinosauri… che strane creature.
Testimoni muti di un passato lontano a cui soltanto appartengono. Estinti, come se Dio si fosse scordato di averli creati o, addirittura, si fosse reso conto di aver commesso un errore.
Roba da far tremare le vene nei polsi di quanti, all’epoca, sostenevano che il mondo è immutabile, voluto da Dio stesso così come è, con i coccodrilli sempre uguali a se stessi e le donne destinate ad essere subordinate ed escluse dal potere e dal sapere.
Gli uomini… che strane creature.
Si evolvono e non lo sanno. O lo sanno e lo temono, perché il futuro è un’incognita, abitata da ciò che, inevitabilmente, diventeremo.
«Una creatura che non esisteva più da chissà quanto tempo… una specie estinta… ovvero scomparsa per sempre. Quella scoperta fece nascere il dubbio che il mondo fosse soggetto ai cambiamenti, che si trasformasse, anche se molto lentamente, invece di rimanere sempre uguale a se stesso, come si pensava in precedenza».
Written by Emma Fenu