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Strappi dell'anima (di Valentina Luberto e Pasquale Chirchiglia)

Da Naimablu

Da una visione di Valentina, un delirio di Pasquale...

Strappi dell'anima (di Valentina Luberto e Pasquale Chirchiglia)


Immagine: "Srappi dell'anima" di alito_di_vento_è_chi...


La visione L’uomo con il paltò bianco fende la notte scura, come una lama. Un passaggio e una goccia, una goccia e qualcosa che scorre via. Lenta.”Chi sei?“ gli urla qualcuno alle spalle. Lui non si gira, prosegue con il suo passo pesante e deciso, resta in silenzio. L’altro ammutolisce, come fosse l’unica possibilità. Ogni notte, lui appare e abita le strade della città, non è mai nello stesso luogo per troppo tempo. “Cosa cerchi?” gli chiede, a bassa voce, qualcuno alle spalle. Non si gira, prosegue anche stavolta. Tra una goccia e l’altra di qualcosa che scorre via nella notte. L’altro? Ammutolisce, come non si potesse fare altrimenti. Il paltò bianco continua a ferire la notte e qualcosa continua a scorrere via. Lui non accenna a mutare neppure un passo, non uno. Il delirioCambiano gli interpreti, cambiano le dinamiche. Le motivazioni.
Ma la desolante scena che gli si presenta è la solita. Un corpo giace inerte.
Il sangue che prima fluiva nelle vene, ora si mischia alla sporcizia della strada.
La pioggia lo laverà via. Ma questo non gli interessa.
Ha la sua missione, l'uomo col paltò.
Solitario, scivola nella notte, incurante di ciò che lo circonda.
Quando lo vedi, è troppo tardi. Indietro non si torna.
Segue la scia, segue il destino. Lui è quello che è. Al di sopra del bene e del male.
Non si sofferma a pensare spesso. Il rischio sarebbe di impazzire.
Meglio non porsi domande, e seguitare nel compiere il suo dovere.
Giunge a destinazione.
“Eccoti”. Il suo è un sussurro. Non serve urlare.
“Tu chi sei?”. Smarrimento e paura assalgono l'uomo.
“Non devi temere, non sono qui per farti del male.”
“Non so chi tu sia, ma io me ne vado.”
“E dove pensi di andare?”
“A casa, ecco dove. Ma tu cos …”
“Seguimi. Ti porterò io a casa.”
Il tono è fermo, ma non minaccioso. Eppure, l'uomo non può fare di seguirlo.
L'uomo col paltò percorre a ritroso la strada di prima.
Il suo accompagnatore dietro di lui, senza perdere un passo.
Ora la scia di sangue è raggrumata. Il corpo è sempre lì, attorniato da poliziotti.
“Guarda.”
E l'uomo, inerme, guarda la scena.
Vede un volto, il suo volto. E le mani, le sue mani. E il sangue, quello che ha perso.
L'impugnatura di un pugnale sporge dal suo petto.
Urla, ma nessuno lo sente. Nessuno può, eccetto l'uomo col paltò bianco.
Lui sente la disperazione delle anime confuse.
Il trauma, la morte violenta, un distacco troppo repentino dal corpo.
Un'anima inconsapevole di ciò che è. Destinata a vagare, se non ci fosse lui.
Ora può raggiungere la sua destinazione, quale essa sia.
A lui non importa, si limita a compiere il suo dovere
Riporta l'ordine.
Vaga nella notte, avvolto nel suo paltò bianco.
In attesa di cogliere un richiamo di morte.
Occhio umano non può scorgerlo, orecchio non può udirlo.
Se vedete l'uomo col paltò bianco, vi resta una sola cosa da fare.
Pregate per la vostra anima.

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