La leader dell’opposizione al regime birmano, dopo 23 anni di attesa, riceve il premio Sakharov nella sede del Parlamento Europeo di Strasburgo.
Un murales per la libertà di Aung San Suu Kyi (wiseattention.org)
E’ forte la commozione durante l’assemblea plenaria per la consegna del Premio Sakharov a Aung San Suu Kyi da parte del presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, e di tutti i presenti. Accolta da un lungo e scrosciante applauso la leader dell’opposizione birmana, dopo tanta sofferenza durata 20 anni circa, si gode questo momento: “La libertà di pensiero è essenziale per il progresso umano, se interrompiamo la libertà di pensiero interromperemo anche il progresso del nostro mondo. Questa inizia con il diritto di porre domande e questo è un diritto di cui la nostra gente in Birmania non ha potuto godere per molto tempo; – ha detto la leader nel corso della cerimonia – uno dei compiti che ci siamo dati nel mio partito, la National League for Democracy, è insegnare ai nostri giovani a porre delle domande. Perché è una delle parole più importanti di ogni lingua. E’ importante che lavoriamo sulle imperfezioni delle nostre società, che lavoriamo sulle leggi che ci colpiscono come esseri umani, sulle leggi che erodono le fondamenta delle dignità umana. E questo perché la nostra ricerca della democrazia non è terminata”
Era il 1990, quando all’oppositrice birmana, contro la dittatura militare presente nel suo paese, le era stato conferito il Premio Sakharov, riconoscimento dedicato dal Parlamento Europeo al famoso dissidente sovietico Andrej Sakharov, assegnato a chi dedica la propria vita alla difesa dei diritti umani e delle libertà individuali. Nello stesso anno, infatti, San Suu Kyi, poco dopo aver vinto con ampio margine le elezioni politiche nel suo paese, viene arrestata dai militari che nel frattempo, con un colpo di stato, avevano azzerato l’esito del voto popolare. Le varie misure di restrizione della sua libertà personale, durate per ben 15 anni, le hanno impedito sia di ritirare il “Sakharov”, sia il Premio Nobel per la Pace, vinto l’anno successivo. E’ la figlia del leader che ha guidato l’ex Birmania all’indipendenza dalla dominazione coloniale britannnica.
“Il suo discorso nell’emiciclo – ha affermato il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz – ci ha ricordato che la democrazia è sempre in pericolo e non bisogna dare nulla per scontato, e quindi questo ci chiama a proteggere la democrazia in tutto il mondo”.