Per avere successo nel lavoro non bisogna avere paura di cambiare, al contrario è necessario inventare strategie innovative e metterle in pratica operando valutazioni in itinere ed eventuali aggiustamenti.
Lo hanno capito anche i lavavetri ai semafori. In un primo periodo si ponevano con cortesia, chiedendo se c’era bisogno dei loro servigi. Poi hanno tentato di imporsi, soprattutto con le donne: lavavano il parabrezza anche di fronte a rifiuti più o meno manifesti sapendo che qualche cuore tenero avrebbe alla fine comunque lasciato un obolo.
Più recentemente, sempre con le donne, quando queste facevano cenni di protesta, avvicinavano la spatola al vetro e con un angolino della spugnetta tracciavano un cuore di schiuma. Ci sono caduta anche io, ho pensato “che inventiva” e gli ho dato dei soldi a lavoro completato.
Ieri ho assistito a una performance caratterizzata da creatività e malizia. Sentite qua.
La lavavetri era una ragazza di non oltre 20 anni, non una rom trasandata come se ne vedono spesso agli incroci, ma una ragazzetta pulita, sorridente e ben vestita. Indossava dei pantaloni e una maglietta leggera in tinta, non scollata, ma ben aderente, che metteva in evidenza un seno non spropositato, giusto direi, il quale, ovviamente, sfidava la legge di gravità. Poiché non portava giacca né cappotto, il freddo le faceva inturgidire in modo permanente i capezzoli al punto che rischiavano di bucare la maglia. Così parata la ragazza si avvicinava a macchine guidate rigorosamente da uomini e senza aspettare un assenso cominciava a lavare. Finito il lavoro si avvicinava al finestrino, petto in fuori ad altezza d’occhi del guidatore, e aspettava il compenso che regolarmente arrivava accompagnato persino da un sorriso smagliante del maschietto alla guida.
Geniale eh?