Magazine Cultura
David Sumner sceneggiatore di Los Angeles, si trasferisce nella città natale di sua moglie, nel profondo sud degli Stati Uniti. A poco a poco la conflittualità della coppia aumenta, intrecciandosi con la propensione alla violenza degli abitanti locali. Questo cocktail emotivo si rivelerà ben presto molto pericoloso per i nuovi arrivati...
Il film di Rod Lurie è un remake-omaggio del violento (per l'epoca) film del grande Sam Peckinpah (1971), sebbene le locations siano state spostate da Lurie, dall'originale Cornovaglia al Mississipi. Sul piano drammaturgico la sceneggiatura non è molto lontana da quella del primo film, solo che il protagonista, David, non è un matematico, ma a sua volta uno sceneggiatore. Un "intellettuale", comunque. Lurie dà inoltre più spazio all'environment comunitario locale, con tanto di messa domenicale nella quale il pastore benedice la squadra di football della città, e partita serale annessa. Credo che di questo remake non ci fosse molto bisogno, tuttavia il film è costruito con una certa sapienza nella conduzione dei dialoghi, e nella creazione di un'atmosfera di conflitto che aumenta in modo esponenziale nel corso del minutaggio, fino alla sequenza dell'impiccagione del gatto Flutie, ritrovato nell'armadio, da David. Tale sequenza è il vero spartiacque narrativo del film, poiché da questo punto in poi il "darwinismo" ormonale del gruppo dei violenti locali, abbandona del tutto i propri freni inibitori, e si dirige a vele spiegate verso un orizzonte del tutto delinquenziale, aprendo la storia al suo drammatico finale. La psicologia dei personaggi è molto attentamente amministrata dal regista, che dipinge il "ritorno a casa" di Amy Sumner (una Kate Bosworth molto seduttiva e che esprime, anche nel suo muoversi corporeo, tutto il suo passato controverso) come una sorta di affronto inconscio nei confronti dei "ragazzi" del luogo, "abbandonati" a suo tempo dalla reginetta locale che li ha lasciati per andare a sposarsi il professorino senza palle della grande città. Un pò come dire che "il primo amore non si scorda mai", con tutte le relative conseguenze. Il "nocciolo" del plot è tutto qui, ma anche il famoso "complesso di Edipo" è in fondo una storia semplicissima, con tre soli personaggi sulla scena, ma che ha fatto tremare le vene ai polsi del '900 europeo, e questo tremore non è certo ancora cessato. Lurie si muove in questi paraggi, cercando di essere fedele allo script originario di D. Zelag Goodman, ma anche innovando la storia, inserendola in un presente che contiene comunque emozioni primitive, mai estinte, dell'umanità. Oltre alla Bosworth e a James Marsden (David), che non possiede la potenza espressiva di Dustin Hoffman, ma è ugualmente bravo, il cast è scelto con cura: il "cattivo" Alexander Skarsgard aggetta sguardi assassini conditi in salsa di testosterone puro, e fa paura, perchè è una macchina da guerra ormonal-fascista irrefrenabile, cresciuta nella povertà di una provincia che certamente non può che allevare i suoi figli secondo tali orientamenti antropologici atavici. I suoi compari non sono da meno, veri e propri "cani di paglia", usati cioè come manovalanza e carne da macello, da una mentalità di gruppo intrisa di razzismo e di odio verso l'altro, fin dalle origini della fondazione del gruppo stesso. La Natura paludosa del Mississipi fa la sua parte diegetica, come sfondo simbiotico che ingloba una storia di pura violenza che questa Natura stessa ha generato: la notevole sequenza finale della tagliola (sebbene poco legata al corso delle concitate inquadrature precedenti) evidenzia ancora di più, metaforicamente, l'indifferenziazione tra umano e animale, rimarcando il messaggio pessimistico che Lurie ci invia. Come avrete notato non ho volutamente fatto confronti tra questo film e l'originale di Peckinpah, poichè ritengo che le due pellicole non vadano affatto paragonate. Il film di Lurie si fa infatti guardare dal primo all'ultimo minuto, e pur essendo chiarissimamente un remake del primo, tuttavia desidera ritagliarsi un suo spessore artistico autonomo rispetto al prototipo, e riesce benissimo in questo suo intento. Lo ritengo un prodotto apprezzabile, anche se non proprio necessario, come dicevo più sopra, perchè Lurie, dirigendolo con buona mano e buon movimento di macchina, ci ricorda alcune tematiche legate all'aggressività umana, già affrontate magistralmente da Peckinpah a suo tempo, sottolineando con questo suo gesto che certe peculiarità "primitive" dell'uomo è meglio tenersele a mente, rimemorarle, non gettarle facilmente nell'oblio (anche consumistico-cinematografico hollywoodiano), perchè possono tornare a galla nel corso della storia dell'umanità, e molto più velocemente di quanto ci potremmo aspettare. "Straw Dogs" (2011): film inconsapevolmente molto edipico, e (consapevolmente) molto attuale. Da vedere. Regia: Rod Lurie Soggetto e Sceneggiatura: Rod Lurie, David Zelag Goodman Cast: James Marsden, Kate Bosworth, Alexander Skarsgard, James Woods, Dominic Purcell, Rhys Coiro, Billy Lush, Laz Alonso, Willa Holland, Walton Goggins, Anson Mount, Drew Powell, Nazione: USA Produzione: Screen Gems, Battleplan Productions Durata: 110 min.
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