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Marino riesce a sapere solo nome, cognome e paese di provenienza della ragazza, con questi pochi indizi decide di partire per ritrovarla.
Il paese è piccolo, trova subito la sua amata e un po' alla volta iniziano a frequentarsi.
Quanto dolce romanticismo nei loro incontri, tra testi di canzoni (tipo "L'immensità" di Don Backy) letti e commentati come poesie, passeggiate sui prati e "Il dottor Zivago" visto abbracciati al cinema.
"Il dottor Zivago" diventa l'emblema del loro amore. Anche Marino e Marisa dovranno affrontare delle avversità.
Il primo ostacolo è il padre di lei. Non vuole che la figlia sposi un barbiere, deve avere accanto un artista, come suo padre che è uno scultore...di lapidi.
Marino e Marisa tentano di suicidarsi sotto un treno, il macchinista ferma in tempo e un frate presente invita i due innamorati ad avere fiducia nella provvidenza. Muore il padre di Marisa.
Non ci sono più impedimenti, i due piccioncini possono pensare alle nozze, ma Adelaide (Moira Orfei), la padrona di casa di Marino, gelosa, insinua che la futura sposina non sia così casta come vuole far crede. Marino chiede spiegazioni a Marisa, la ragazza, offesa dalle sue accuse, lo lascia.
Marino è distrutto. Quando scopre che erano tutte calunnie inventate da Adelaide, anche se ancora debole per la febbre alta, corre alla stazione per fermare Marisa in partenza per Roma...ma sale sul treno sbagliato!
Recuperate le forze Marino cerca la sua Marisa nella Capitale. Ci prova anche con un annuncio su un giornale. Tante le Marise che si presentano ma non la sua.
Marisa alloggia dalle suore. Mentre è in mensa vede un annuncio su un giornale, ne resta colpita e si precipita a rispondere. No, non va dal suo amato, ma da un sarto sordomuto di nome Umberto Ciceri (Ugo Tognazzi).
La giovane intensifica l’amicizia con il suo datore di lavoro. Mentre Marino vaga inutilmente alla sua ricerca.
Marino, senza più lavoro, soldi e speranze d'amore, vuole farla finita. Si butta nel Tevere ma viene salvato da Mister Okay, provetto tuffatore presente per un'esibizione davanti a fotografi e curiosi.
La notizia del suicidio-salvataggio raggiunge Marisa che si reca da Marino in ospedale.
E vissero felici e contenti?
No.
Marisa ha sposato Umberto.
Marino non si arrende. Guadagnata una bella cifra al lotto giocando i numeri delle sue disgrazie, si presenta dal sarto per un abito, una scusa per rivedere Marisa.
La dolce Marisa seppure innamorata di Marino fa resistenze perché sposata con Umberto, ma poi, all’idea di non rivedere più il suo amato cede e inizia la loro relazione clandestina.
I due docili innamorati, dopo aver tanto patito sono diventati più cinici, e pur di non separasi più architettano l’omicidio del sarto. Non riescono a ucciderlo e ne sono ben felici. Capiscono che il loro "folle gesto" poteva distruggere per sempre le loro vite.
L'esplosione che i due amanti avevano congenito per porre fine ai giorni del sarto, permette a Umberto di recuperare parola e udito. Grato al suo santo protettore Umberto decide di rispettare il voto fatto molti anni prima. Il sarto si fa frate e Marino e Marisa finalmente si sposano.
Insomma, tribolazioni di due innamorati di fine anni '60.
Personaggi eccentrici, moderni e tradizionalisti, tristi e divertenti, ingenui e scaltri, buoni e cattivi.
Una storia ricca come un romanzo ma che di un romanzo d'amore è piacevole parodia.
Nino Manfredi e Ugo Tognazzi sono meravigliosi in questo film!
Regia di Dino Risi e sceneggiatura dei maestri Age e Scarpelli.
Il titolo del film è un verso della una nota canzonetta degli anni '20 "Creola".
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