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Street Photography in India: Un Paese Attraverso I Suoi Sguardi

Da Ragdoll @FotoComeFare

Recentemente la vita mi ha portato a vivere per quasi un anno a Vadodara, nel Gujarat, stato a nord-ovest dell’India. Per me, da anni appassionato di street-photography e viaggi, è stata un’esperienza irripetibile. 

Ho viaggiato quanto più possibile, dalle spiaggie di Goa, fino al deserto del Tar, bagnandomi nel Gange e giungendo sino ai piedi delle vette himalayane. 

Ho vissuto questo paese entrando nel suo stile di vita, nelle sue innumerevoli tradizioni e usanze, senza mai tirarmi indietro. Ho cercato di raccontarlo attraverso le persone che ho incontrato, anche se solo per un istante, immortalando i loro sguardi, specchio di un paese dalla storia millenaria, pieno di contrasti, religioni e riti che convivono insieme in modo straordinario.

La vera bellezza dell’India

Chi è stato in India lo sa. Non è il Taj Mahal, non è il cibo, non è la natura selvaggia, non è la povertà. Quello che più ti entra dentro, quello a cui devi felicemente arrenderti, è la gente.

Il loro modo di relazionarsi e approcciarsi con gli altri, a volte invadente per i nostri standard, ma sempre  estremamente aperto, sincero e genuino, non può lasciare indifferenti. Non importa il colore della tua pelle, la tua religione, e nemmeno se parli la stessa lingua.

Cammina per la strada, prendi un treno o un rickshaw e di sicuro qualcuno ti fisserà e ti fermerà e le prime domande saranno da dove vieni, se sei sposato e quanti figli hai.

Non ci si sente mai soli, in India. Si è parte di un tutto, così vasto e complesso che è spesso impossibile comprenderlo, al quale non resta che abbandonarsi.

Basta una macchinetta al collo

Per me la fotografia di strada significa in primo luogo connettermi con il soggetto, catturarne in uno sguardo rubato l’essenza, i suoi pensieri, la sua personalità la sua storia. Prediligo quindi i ritratti spontanei, che catturano qualcosa di sincero.

In un posto come questo, dove appena esci dall’aeroporto sei praticamente catapultato in un altro  pianeta, la fotografia ha rappresentato per me il modo più diretto per connettermi e per raccontare una realtà così diversa.

Camminare per un villaggio indiano con una macchinetta al collo è un’esperienza che ogni fotografo dovrebbe vivere. Ti ritrovi circondato da bambini agitati che ti chiedono una foto, mamme che ti porgono i loro neonati per un ritratto, uomini che si mettono fieri in posa sulla loro moto o davanti al proprio rickshaw, ragazzi che interrompono una partita a cricket e corrono allegri e con le braccia al cielo verso di te.

Non servono quindi ottiche molto lunghe, avvicinarsi al soggetto è raramente un problema, anzi spesso saranno loro stessi a venire da te. Per tutti gli scatti che puoi vedere in questo articolo, infatti, ho utilizzato un Sigma 17-50.

La fotografia non parla una lingua, non ha una religione, è un incredibile linguaggio universale e mai come in posti come questi mi sono reso conto di ciò.

Ritratti spontanei

L’innata narcisistica disposizione degli indiani alle foto in posa a volte può però essere un limite per chi come me non ama le foto in posa ma cerca comunque un contatto ravvicinato. Le risposte sono spesso discrezione e rapidità.

Ho ottenuto per esempio questo intenso sguardo scattando nel momento in cui il muratore alzava gli occhi dopo aver acceso la sigaretta. Un attimo dopo si era già messo in posa e gli scatti successivi infatti mancano dello stesso senso di autenticità.

Questo eremita invece, che ho disturbato mentre stava fumando non so cosa in una sperduta caverna, appena si è alzato in piedi ha guardato per un secondo in camera e ho avuto la fortuna di catturare uno degli sguardi più intensi del mio viaggio.

Addentrarmi in uno slum è stata una delle mie esperienze di vita più forti fino ad oggi.

Chi può invece permettersi di posare senza perdere autenticità sono i bambini. Questo ritratto di famiglia (prontamente organizzato dal padre) non smette di strapparmi un sorriso ogni volta che lo guardo.

E’ incredibile quante sensazioni riescano a trasmetterti quanto ti fissano senza staccarti gli occhi di dosso.

Anche le strade, invase da motociclette e ogni possibile mezzo di trasporto, animale o no, sono un  soggetto di sicuro interesse

Un sogno ad occhi aperti

Da fotografo, l’India è come un sogno ad occhi aperti, dietro ogni angolo si nasconde un mondo, dietro ogni sguardo una storia. Non occorre molto, non serve fare lunghe ricerche in luoghi sperduti, spesso una passeggiata dietro casa saprà regalare occasioni a dir poco sorprendenti

Fotografare in quelle strade sterrate, a continuo contatto con la povertà, è a volte duro da sopportare. Ma grazie all’autenticità della gente e al sovraffollamento costante di sorrisi e gentilezze, è un’esperienza che ravviva l’amore per questa meravigliosa arte. Ti fa sentire parte di qualcosa e vedere il mondo con occhi diversi, per sempre.

Perché, come si dice, chi va India in fondo dall’India non torna mai davvero.


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