Mele d’oro, pubblicato nel 1949, è il ritratto di una piccola città del Mississippi, Morgana, tra l’inizio e gli anni Quaranta del XX secolo. Un luogo toccato dalla Storia solo nella tragedia delle guerre mondiali, e quasi immutabile nelle tradizioni di un ordine sociale basato sul ceto e sul colore della pelle; una comunità solidale che abbraccia l’intera esistenza dei suoi componenti, e al tempo stesso una prigione di convenzioni dalla quale ci si allontana solo a prezzo di rimanere per sempre “diversi”. «A Morgana non si sfugge. Non si sfugge proprio a niente, lo sai»: questa la verità nota a giovani e vecchi, bianchi e neri, donne sposate e sole, uomini sereni e irrequieti che a turno occupano da protagonisti o comprimari la ribalta di una narrazione che è al tempo stesso collezione di racconti e romanzo corale; e dove nessun aspetto della vita, dalla più bieca violenza al più sublime sentimento della natura e degli affetti, viene taciuto da una scrittrice elegante, acutissima e piena di compassione.
Mele d’oro, pubblicato nel 1949, è il ritratto di una piccola città del Mississippi, Morgana, tra l’inizio e gli anni Quaranta del XX secolo. Un luogo toccato dalla Storia solo nella tragedia delle guerre mondiali, e quasi immutabile nelle tradizioni di un ordine sociale basato sul ceto e sul colore della pelle; una comunità solidale che abbraccia l’intera esistenza dei suoi componenti, e al tempo stesso una prigione di convenzioni dalla quale ci si allontana solo a prezzo di rimanere per sempre “diversi”. «A Morgana non si sfugge. Non si sfugge proprio a niente, lo sai»: questa la verità nota a giovani e vecchi, bianchi e neri, donne sposate e sole, uomini sereni e irrequieti che a turno occupano da protagonisti o comprimari la ribalta di una narrazione che è al tempo stesso collezione di racconti e romanzo corale; e dove nessun aspetto della vita, dalla più bieca violenza al più sublime sentimento della natura e degli affetti, viene taciuto da una scrittrice elegante, acutissima e piena di compassione.
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