Probabilmente sono io che non riesco a farmi capire. Proverò a spiegarmi meglio in questa che, originariamente, avrebbe dovuto essere una risposta al commento di Rocco Cutrì all’articolo Strettamente personale. Poi però poi mi sono reso conto che sarebbe stata troppo lunga, per cui preferisco dedicare all’argomento un intero post. Là mi sono limitato a manifestare un po’ di delusione, comprensibile dal mio punto di vista. Non dico che avrei voluto solidarietà: ho le spalle abbastanza larghe e sono da sempre abituato a sopportare la responsabilità e le conseguenze di ciò che scrivo e faccio, senza bisogno di scudieri. Ma neanche mi sarei aspettato, da una persona che ho più volte dimostrato di apprezzare (sul blog: qui), quel “signori e signore il vostro caro amico Domenic si preoccupa di fare sempre commenti inopportuni”. Oltretutto, era un articolo sulla libertà di esprimere la propria opinione, scritto all’indomani di un farneticante “invito” a stare attento a quello che dico. Su questo, però, Cutrì non ha ritenuto di spendere nemmeno una parola. Ma così, a mio avviso, si rischia di entrare nella logica del “in fondo, te lo sei meritato”, una spiegazione che non spiega e che non accetterò mai. Sono parole che mi amareggiano, a differenza del contenuto del commento, sul quale non ho niente da dire, pur non condividendone neppure una virgola. Opinioni. Ognuno ha le sue. Vorrei però che qualcuno mi spiegasse perché le mie debbano avere meno legittimità di altre.
Inutile ripetere che, nel merito dell’articolo che ha suscitato queste polemiche, credo che l’ormai famoso anonimo commentatore sia incappato in una topica clamorosa, visto che io mi ero soltanto limitato a riportare quello che in quei giorni si poteva leggere su tutti i quotidiani locali, senza criticare, né tantomeno offendere nessuno. Colgo invece l’occasione per svolgere qualche ulteriore considerazione a proposito delle parole di Rocco Cutrì. Mi è capitato altre volte di ricevere commenti di simile tenore, che non ho pubblicato perché pervenuti in forma anonima. Per cui, se qualcuno intende usare la mano pesante negli interventi, sappia che deve metterci la faccia, altrimenti sarà sistematicamente cestinato. Detto questo e considerati i successivi commenti di Nino Creazzo e Carmen (particolarmente duri e pubblicati, anche questi, solo perché firmati dagli autori), pregherei chi ha conti da regolare di farlo da un’altra parte, non sul mio blog. Non mi piace la gente che urla e non mi piace che ogni questione debba essere trasformata in un fatto personale.
Sarò ancora più esplicito: a me interessa che lo svincolo si faccia; che ciò avvenga per merito di Fedele, Saccà o Creazzo lo considero un fatto secondario, del quale non mi importa un bel niente. Chiaro?
Fedele e Creazzo partecipano ai tavoli istituzionali, Saccà mobilita il suo comitato per il mantenimento dello svincolo. Sappiamo anche che la vittoria ha mille padri, mentre la sconfitta è sempre orfana. Buona fortuna.
*La vignetta è di Pietro Vanessi, in arte PV
