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I meriti di Antonio Ricci sono fin troppo noti, l'aver saputo ribaltare l'ingessatura del programma televisivo per eccellenza, il telegiornale, rendendolo ironico, divertente, pieno di colori, stacchetti, battute e quant'altro, senza perdere la natura seria delle notizie che si volevano trasmettere. Innovando la televisione, dissacrandone i modi. L'abilità, infatti, è stata quella di aver saputo alternare gli sketch comici, le parodie, alle inchieste sociali, affidate a caricature. Un programma d'avanguardia, per un certo verso. Oggi incensato perché ha saputo coinvolgere una classe di spettatori indignata, ma incapace di fare alcunché per risolvere le situazioni scabrose dell'Italia che non guardarle in televisione.
Se Striscia nasce come programma spacca-maroni, rovesciando i canoni dell'informazione televisiva, non è tutto oro quello che luccica.
A me sembra, anzi, che il programma sia partito sì dall'indignazione popolare, per non andare oltre al subbuglio interiore che la riguarda. Non si è trasformato in nulla di più profondo e più fondamentale: resta sulla superficie delle questioni, ne dà il quadro orribile in questa misera Italia, ma non va oltre.
È il prodromo dell'indignazione, ma ha solo trasformato questo movimento in spettacolo e gli indignati in pubblico di massa. Un pubblico reso inetto e incapace, secondo i più coerenti crismi del berlusconismo, fiducioso nella televisione e non realmente rivoluzionario, perché tutto è spettacolo, tutto si può solo vedere in tivù e niente vale. Così Striscia ha rappresentato il peggio dell'innovazione televisiva, riuscendo solo a dare corpo all'addormentamento dei cervelli che ha fatto comodo ai poteri forti che l'hanno ospitata nelle proprie televisioni arricchendosi.
Striscia è stata il modello dell'inefficcienza italiana, di chi s'incazza ma non fa nient'altro, di chi spacca i maroni, un po' alla Sgarbi, per ottenere un sorriso o un'amichevole e compiaciuta pacca sulla spalla, di chi fa qualcosa per i cinque minuti di gloria televisiva dell'inutilità assoluta. E facendo questo, si è posta come trasmissione innovativa, capostipite di quelle stupide trasmissioni che uniscono la risata sciocca all'inchiesta facilona e inutile, costituendo un modello dell'italiano medio, che ride, la sera di fronte alla televisione, e si indigna di certi scandali, e poi passa oltre. Nulla viene fatto, nulla resta nelle nostre menti.
Oggi è un modello della bassezza dell'italianità, di chi nasconde dietro il velo del cambiamento la ripetizione della stessa realtà. E non si agiti il fazzoletto delle finte inchieste che ristabiliscono la giustizia, perché nulla cambia: sono finzioni che non mutano la realtà. Facendoci ritenere che, in fondo e come sempre, "il più alto grado di ingiustizia consiste nel sembrare giusti senza esserlo" [Mito di Gige].
E Striscia è questo. (E senza dire nulla sul Corpo delle Donne)
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