sottostare ad un referendum quotidiano”. Lo stesso Bloomberg ha affidato ai social networks la sua campagna elettorale. Vinta.
La riflessione riguarda il bene comune delle nuove tecnologie e del web in particolare e all'interno del web, dei social networks. Strumenti che se usati con individualismo, restano business per pochi e vengono risucchiati nel vortice delle speculazioni finanziarie e del mercato, con i cittadini a far da cavie e schiavi inconsapevoli; se usati invece collettivamente e socialmente si trasformano in bene comune, con un potere bilanciato tra chi li gestisce e chi ne usufruisce. Le piattaforme sociali sono uno di quei casi in cui la tecnologia è passata dalle mani di pochi alle mani di molti. O quantomeno in comproprietà. Questo, quando avviene come in America dove l'opposizione viene fatta sistematicamente attraverso la rete. In Italia restiamo solo una enorme massa di singoli utenti, anche se siamo il paese europeo col maggior numero di iscritti a FB, pur essendo il terzultimo per utilizzo del web. Se la tecnologia ha un ruolo sociale e viene usata in prevalenza in modo individuale, resta di dominio di pochi. Se al contrario la prevalenza è un utilizzo sociale cambia tutto.
Dunque: negli Usa, ma anche in altri posti del mondo, la rete ha un reale potere di orientamento politico. Prende forma sempre di più uno dei suoi grandi sensi sociali. Svolge un po' quel ruolo di opposizione reale che in qualsiasi parlamento dei regimi ormai post – democratici, a vocazione maggioritaria, manca effettivamente da un pezzo. Anche perché il problema della reale rappresentanza dei cittadini in parlamento non è solo italiano. E' una stortura che affligge tutto il mondo occidentale governato di fatto dall'alta finanza.
Vi è una società civile un po' dappertutto. In alcuni posti è particolarmente attiva, determinata e soprattutto consapevole che esistono i mezzi per esercitare potere anche fuori dallo schema politico o dal mondo della finanza e delle lobbies. Negli Usa è rappresentata dalla rete insieme alla tradizione di un sistema giornalistico in grado di far cadere i presidenti. In altri posti invece la società civile è floscia, rassegnata, ingabbiata in prassi di protesta vecchie, inefficaci e lamentose e che, tutto sommato, riproducono gli stessi schemi adottati dal sistema oggetto della protesta. Uno di questi paesi è l'Italia.
L'Italia è il paese dei paradossi, e questo è noto. Ed è anche un paese colpevolmente inconsapevole. Dico colpevolmente perché questa inconsapevolezza deriva principalmente dalla pigrizia e da un fatalismo di comodo accumulato da secoli, oltre all'abitudine a creare ghetti, anche dorati e rassicuranti, in cui rifugiarsi ed evadere.
"Le tre cose sembrano non avere relazione tra loro. Invece ce l'hanno. E cioè: i tre elementi che ho menzionato rappresentano un potere reale".
Il primo, quello che teniamo tra le dita ore e ore al giorno, come dimostrato da Bloomberg, ma anche da Obama, è l'ultimo potere democratico rimasto (fosse per me organizzerei domattina elezioni on line con Anonymus a far da garante e non il ministero dell'interno). 21 milioni di italiani sono iscritti a Facebook, di cui 13 vi trascorrono in media 6 ore al giorno. 21 milioni di persone sottratte alla passività della televisione, ma non ancora perfettamente consapevoli di avere conquistato, non solo la possibilità di esprimersi, interagire, giocare, condividere, flirtare, informarsi davvero, conoscere, scambiare idee, cultura, esperienze, notizie, ecc, ma anche quella di incidere sulla propria vita attraverso scelte e nuova creatività nell'aggregazione.
Praticamente, gli italiani su Facebook sono più dell'intero corpo votante alle elezioni politiche. Quando si arriverà, tra non molto ormai, alla consapevolezza di questo enorme potere scollegato da qualsiasi manipolazione, ecco che diventano centrali anche gli atri due elementi. La cultura, perché in tutto il mondo è il tema centrale per il rilancio dell'economia e l'uscita dalla crisi del sistema, mentre in Italia è il settore più emarginato e dimenticato (il paese dei paradossi, appunto). Slow Food, come esempio (ma potrei farne anche altri), di modello poltico, sociale, economico e di sviluppo, scollegato dai partiti e dal sistema politico corrotto, già confezionato e, se metabolizzato, potenzialmente condiviso da milioni di persone, in Italia in particolare. Perché si sa…quando se parla de magnà…. Questo solo per dire che i modelli di società alternativi e sostenibili esistono, non solo nel cuore delle persone, ma anche effettivamente, basta saperli portare al centro del dibattito.
Lo so, non è facile, perché negli Usa il consenso popolare è considerato dai politici fondamentale, in Italia i politici lo invocano falsamente solo sotto elezioni e poi lavorano con sondaggi a posteriori, confezionati su misura per ogni esigenza, ad uso e consumo del provvedimento da approvare di turno. E' difficile, ma se si fa in fretta, prima che l'idea di democrazia si sgretoli definitivamente sotto i colpi di un decisionismo speculativo, tecnocrate, misero e ottuso forse… source