«Abbiamo voluto incoraggiarlo», ha spiegato Annie Laurie Gaylor co-presidente dell’organizzazione ateo-fondamentalista “Freedom From Religion Foundation”. Oltre ad andare contro ogni evidenza storica, è evidente l’insopprimibile intolleranza di queste associazioni -l’UAAR in Italia, ad esempio- contro persone con differente posizione esistenziale, che nulla hanno contro chi ha voltato le spalle a Dio. D’altra parte obbediscono soltanto a quanto ha invitato a fare il loro leader, Richard Dawkins, pochi mesi fa al ”Reason Rally”: «Bisogna prendersi gioco di loro, ridicolizzarli! In pubblico!»
Dan Barker, marito della Gaylor, e fondatore e co-presidente dell’associazione atea, ha dichiarato poco tempo fa che vorrebbe costringere il governo americano a vietare l’uso del termine “Natale” per indicare la festa del 25 dicembre. Sempre negli USA, in gennaio, un raduno di atei -promosso anche dalla “Freedom From Religion Foundation”- è stato sponsorizzato attraverso un video musicale in cui si celebra l’incendio di chiese e sinagoghe, il cui testo dice: “F*** al tuo Dio, F*** alla tua fede. Non c’è religione”.
Derisione, mancanza di rispetto, violazione della libertà religiosa, neanche indifferenza come ci si aspetterebbe da chi è “à-theos” (cioè “senza Dio”), ma una continua morbosa ossessione verso la religione, verso la chiesa e verso i credenti. Non a caso il sociologo laico Frank Furedi un mese fa ha affermato: «il nuovo ateismo si è trasformato non solo in una religione laica, ma in una religione secolare fortemente intollerante e dogmatica [...]. La minaccia più potente per la realizzazione del potenziale umano proviene oggi, non dalla religione, ma dal disorientamento morale della cultura secolare occidentale». Su “The Guardian”, tre mesi fa, si definivano acutamente così i laicisti militanti: «non soltanto non sono credenti loro stessi, ma hanno un investimento emotivo nell’estirpazione del credo religioso degli altri».
Tutto questo rende evidente che il famoso studio sociologico, che ha scandalizzato l’opinione pubblica nel novembre scorso, nel quale si rilevava che negli USA gli atei sono la categoria di persone meno simpatiche e meno affidabili (visione presente anche nelle popolazioni più liberali e laiche), non è affatto sostenuto dal pregiudizio.