di Guendalina Carloni
Studio illegale locandina – http://speed-cover.net
Quando ho scoperto dell’imminente arrivo nelle sale di un film intitolato “Studio illegale“, mi sono detta che non potevo assolutamente mancarlo; svolgendo la professione di avvocato, questo film inevitabilmente destava la mia morbosa curiosità, e così, il primo sabato utile, mi sono fiondata al cinema. Apprendo con una certa sorpresa che il film è tratto dall’omonimo romanzo di un avvocato, Federico Baccomo, che ha pensato bene di dare un calcio a scartoffie e faldoni per dedicarsi a ciò che veramente gli piaceva, ovvero scrivere, e tale circostanza mi riempie di un misto di ammirazione e inquietudine.
Il film, per la regia di Umberto Carteni, ha come protagonista un Fabio Volo in piena forma nei panni di Andrea Campi, professione avvocato-rampante-votato-al-lavoro, del quale ritengo detenga tutto il physique du rôle.
La storia parte come peggio non potrebbe, ovvero con il suicidio di un collega di studio di Andrea Campi; gettatosi da una delle mille finestre del Pirellone, che ospita appunto lo “studio illegale“, lo sventurato termina la sua traiettoria sulla fiammante Fiat 500 nera del protagonista, parcheggiata proprio lì sotto, distruggendola. Pare che il collega si sia suicidato per eccesso di stress, e da qui si inizia subito a sospettare che lavorare in uno studio prestigioso, dove fioccano cause e contratti euro milionari, non è proprio tutto rose e fiori.
Di aule di tribunale in questo film nessuna traccia; in compenso la sala riunioni dello studio con vista CinemaScope su Milano fa da location a trattative delicatissime in ambito societario, che vedono l’Avv. Fabio Volo dar fondo a tutta la propria abilità professionale; al suo fianco Giuseppe Sobreroni, titolare di studio, sempre tronfio e sopra le righe, interpretato da un ottimo Ennio Fantastichini; ai suoi occhi l’Andrea Campi di un tempo, il leone con lo sguardo da tigre con la voglia di fare sarebbe diventato un “patetico ridicolo sentimentale“.
In questo panorama cinico e spietato, che non lascia spazio a sentimentalismi e tentennamenti, ma che persegue il solo scopo della conclusione dell’affare (e se abbiamo fregato la controparte tanto meglio) a questo punto vi chiederete: “cherchez la femme“. Ed effettivamente le donne in questo film ci sono e fanno la loro bella parte. No, non parlo delle segretarie, ingiustamente relegate allo stereotipo dell’indossatrice in passerella, talvolta un po’ oca, ma della “femme” che fa girare la testa al nostro protagonista, e che assume le sembianze della bella Zoé Félix (ve la ricordate la Julie di Giù al Nord?) Indubbiamente di bell’aspetto, ambiziosa e piena di sé, Emilie è un felino travestito da gazzella in abiti costosi e alla moda; per l’appunto è anch’ella avvocato, per l’appunto è la controparte di Campi in un’importantissima trattativa che si sposta addirittura a Dubai (ma non bastava Londra?), e non mancherà, con il suo piglio sicuro e puntiglioso, di dare del filo da torcere al suo alter-ego maschile. Non sarà semplice per il nostro Volo, che si troverà invischiato e combattuto in una giostra che vede intrecciarsi amore-passione, professione, lealtà e pure (in)fedeltà … verso il Cliente.
“Studio illegale” è una pellicola fresca e piacevole che regala due ore di spensierato ma intelligente intrattenimento; la poco amata categoria forense come al solito non ne esce troppo bene; l’ambiente ultracompetitivo e ansiogeno in cui gli “azzeccagarbugli” sono collocati rendono questa professione, rinomata e potenzialmente remunerativa, poco appetibile all’occhio dello spettatore. Ma mi sento di assicurare che non in tutti gli studi legali si respira questo clima. Per fortuna.