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L'inutilità del film è dato da quelli che sono i risultati cinematografici della pellicola. Studio illegale è tratto da un romanzo del blogger Federico Baccono (in arte Duchesne) che, premettendo di non aver avuto il piacere di leggerlo, sembra essere un ironico attacco all'ambiente professionale frequentato dall'autore. Insomma un corrispondente italiano, sempre considerando le dovute distanze, di quel che fece nel campo pubblicitario Beigbeder con il suo Lire 26.900. Ma tutto ciò, tutte queste simpatiche intenzioni che presumo fossero presenti nel blog prima e nel romanzo poi, all'interno della sua trasposizione in immagini in movimento se ne ha una traccia alquanto blanda, presto annullata a favore di una più consona commediuola romantica. La vuotezza umana in cui si ritrova l'avvocato Campi non è indagata più di tanto, limitandosi a siparietti semi simpatici, e ben presto la noia prende il sopravvento così come la banalità. Anche i protagonisti non aiutano di certo, ad esempio il buon Fabio Volo, nonostante un phisique du role in linea con la parte, non riesce a dare alcuno spessore né a far vedere il famigerato cambio di rotta intrapreso dal suo personaggio... e no, le faccine tristi non bastano!
Ma passiamo invece all'utilità della pellicola. Un film come Studio illegale ha un'utilità invece sotto il profilo di quella che dovrebbe essere l'economia dell'industria cinema in Italia. Ovvero rappresenta il classico "film medio" che fa soldi senza pretese, crea lavoro e permette la realizzazioni di pellicole di respiro più importante. Messo su questo piano, la riuscita effettiva di questi intenti - il film medio che incassa - poco mi interessa, quel che mi interessa è che questi benedetti intenti vengano tenuti bene in considerazione e che si continui a percorrere la strada. In Italia questi "film medi" stanno prendendo timidamente piede (la Cattleya è da qualche anno che porta avanti questo discorso) e il mio augurio è che la tendenza continui con la speranza, un giorno, di arrivare ad avere un aumento di qualità e a vedere film medi italiani di un genere diverso dalla commedia.
In conclusione (i caratteri battuti aumentano pericolosamente e tocca chiudere) Studio illegale come film è quel che è, ma approvo appieno la strada del film medio esportabile... se in più ci si accorgesse dell'esistenza, non dico dell'horror, ma quantomeno del thriller non potrei che esserne felice.
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