Studio USA: credenti più protetti dalla depressione rispetto ai non credenti

Creato il 04 febbraio 2012 da Uccronline

Uno studio longitudinale sui figli di un campione di soggetti depressi e non depressi, realizzato da ricercatori del Department of Psychiatry and Behavioral Sciences del Duke University Medical Center, ha indagato sui legami della religione o spiritualità con l’insorgenza della depressione nel corso di una decina di anni.

E’ stato rilevato che gli individui che professavano la religione protestante o cattolica presentavano il 76% in meno di probabilità di avere un episodio di depressione rispetto a chi non aveva alcuna fede religiosa. «Anche se questo studio è il primo a lungo termine sull’impatto della religione o spiritualità nella comparsa della depressione, si conferma una crescente letteratura  che supporta il vantaggio della religione o spiritualità (la partecipazione religiosa) nel ridurre la frequenza e la ricorrenza di disturbi depressivi», si legge su “The American Journal of Psychiatry Gli studi fino ad oggi, si continua, hanno suggerito due conclusioni in particolare: 1) le persone senza appartenenza religiosa sono a maggior rischio di sintomi depressivi e disturbi, 2) le persone coinvolte nella loro comunità di fede risultano essere a rischio ridotto di insorgenza della depressione. In questo studio la frequenza e la confessione religiosa non ha avuto particolari effetti, tuttavia -dicono i ricercatori- la ricerca è basata su soggetti mediamente di 30 anni, mentre gli effetti positivi della frequenza alle funzioni religiose cominciano ad apparire in età successive.

Gli autori ricordano che si tratta di uno studio empirico e mette in guardia contro conclusioni affrettate sulla base di studi come questi. Suggeriscono che il miglior utilizzo di tali informazioni è contribuire alla valutazione psichiatrica dei pazienti da parte di medici e psicologi.


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