Stufe a pellet: tutto ciò che bisogna sapere

Da Riparotto @riparotto
Funzionano in maniera simile alle classiche stufe a legna, ma sono più ecologiche ed inquinano molto meno producendo emissioni di CO2 molto contenute. Per la produzione dei pellet, inoltre, si utilizzano gli scarti del legno che vengono così riciclati al 100%. Il costo però è elevato. In questo articolo spieghiamo tutto sulle stufe a pellet: come si installano, come eseguire la manutenzione, i costi dell'impinato e la sicurezza.
Queste stufe sono adatte a qualsiasi tipo di ambiente (basta regolare la potenza), non sporcano come le classiche stufe a legna e si puliscono molto più facilmente. Necessitano però di un’attenta manutenzione. Ecco come funzionano e quali sono i pregi e i difetti delle stufe di ultima generazione.

Come funzionano?
Le stufe a pellet sono generalmente più sofisticate di un tradizionale caminetto o stufa a legna. Correttamente regolate danno buoni rendimenti con bassi consumi di materia prima e ridotto impatto ambientale.

Diversamente dai caminetti, dalle stufe tradizionali e dalle caldaie a legna che devono essere caricate manualmente frequentemente e solo con legna in pezzi allo stato naturale, le stufe a pellet sono impianti a carica automatica che non hanno bisogno di essere rimboccate in continuazione (una carica dura qualche ora). In queste stufe può essere bruciata però solo legna allo stato naturale ovviamente in forma di pellet. 


Quanto costa un impianto?
I modelli base, quelli cioè che immettono il calore direttamente nel locale attraverso una ventola, partono dai 700 euro. Salendo di prezzo si può arrivare a 4.000-5.000 euro per le stufe che possono essere allacciate a sistemi per produrre acqua calda o al sistema di riscaldamento esistente (cioè in sostituzione delle tradizionali caldaie a metano). In quest’ultimo caso però la quantità di pellet da utilizzare sarà molto elevata per questo è bene avere un posto asciutto dove posizionare un serbatoio che rifornisca automaticamente la stufa (in caso contrario diventerebbe necessario ricaricare in continuazione).
Pellet: che cos'è e quanto costa
Il pellet si ottiene comprimendo la segatura del legno attraverso un processo meccanico. Ciò che si ottiene sono dei piccoli cilindri del diametro di 6-8 mm.

Grazie alla produzione di questo composto gli scarti del legno è possibile riutilizzarli al 100%, mentre in passato venivano utilizzati solo in parte o buttati. Una confezione (15 kg circa) di pellet ha un costo che varia tra i 3 e i 5 euro. Il pellet va conservato in un locale al chiuso e ben riparato dall’umidità: se ne assorbe troppa peggiora la qualità della combustione e di conseguenza la resa della stufa diminuisce. 


Come si riconosce un pellet di buona qualità?
A livello nazionale non vige l’obbligo di certificare la qualità del pellet. Ciò nonostante molti produttori stanno aderendo volontariamente alle certificazioni internazionali come la DIN-PLUS o ENplus. È bene quindi evitare pellet contenuti in imballaggi anonimi, privi del nome del produttore, delle informazioni sulla composizione oppure venduti sfusi. Sono due i parametri importanti da prendere in considerazione: il contenuto di ceneri (un pellet che ne contiene molte produce più polveri nella combustione e costringe a pulire più frequentemente la stufa) e la quantità di segatura nel sacchetto (tanta segatura indica che il pellet tende a sfaldarsi e darà problemi di pulizia).
Installazione e manutenzione

Le stufe a pellet non possono essere installate in qualunque stanza, la normativa vigente ne vieta l’installazione in ambienti in cui sono presenti apparecchi a gas di tipo non stagno e nelle cucine dotate di ventilatori o aspiratori che possano mettere in depressione il locale.
Come tutti gli apparecchi a combustione, anche queste stufe hanno bisogno d’aria. La quantità necessaria è generalmente bassa: occorre farla valutare in base alla potenza dell’apparecchio. Un collegamento diretto con l’esterno (come per le caldaie) non è sempre necessario, anche se è solitamente preferibile averlo. 


Normativa di riferimento
La certificazione delle caldaie a legna non è obbligatoria. È invece obbligatoria quella di stufe e caminetti (EN 13229, EN 13240) e quella delle canne fumarie (EN 1443). Se l’apparecchio non è certificato, comunque, non c’è alcuna garanzia della sua qualità e del rispetto delle norme di sicurezza.
La normativa di riferimento è la Uni En 14785 per la certificazione degli apparecchi rispetto a prestazioni (rendimento, efficienza, emissioni) e sicurezza, mentre la Uni 10683 si riferisce all'installazione (deve sempre farla un tecnico abilitato).
A livello nazionale le uniche limitazioni sull'uso delle caldaie a legna riguardano le normative di sicurezza ed il rendimento energetico, mentre non è previsto nessun blocco per quanto riguarda il possibile inquinamento. Diverso il discorso a livello regionale dove i regolamenti da rispettare sono diversi.
Prendiamo ad esempio la regione Lombardia. Qui ci sono due tipi di limitazione. La prima è finalizzata al risparmio energetico: è possibile accendere il riscaldamento solo nel periodo che va dal 15 ottobre al 15 aprile per un massimo di 14 ore giornaliere. La seconda è finalizzata al risanamento della qualità dell’aria: nei comuni fino a 300 metri dal livello del mare, se sono presenti altri sistemi di riscaldamento, è vietato l’uso di legna da ardere nei mesi invernali per il riscaldare casa.
Sicurezza
Come la maggior parte delle apparecchiature, anche le stufe possono risultare pericolose se, per qualsiasi motivo, funzionano male. Le principali cause di incendio sono: la realizzazione “non a regola d’arte” dell’impianto e l’assenza di manutenzione delle canna fumaria. È quindi necessario rispettare tutti gli obblighi normativi previsti nella costruzione dell’impianto rivolgendosi a un professionista abilitato. È inoltre necessario pulire regolarmente la canna fumaria: in caso contrario la fuliggine depositata all’interno può prendere fuoco innescando l’incendio.
Le stufe a pellet sono ecologiche?

I produttori battono spesso sulla presunta “ecologicità” delle stufe a pellet. In effetti sono più rispettose dell’ambiente rispetto ad altri tipi di riscaldamento, ma è necesserario verificare che il legno usato sia ricavato da boschi gestiti in modo sostenibile (e non distrutti in maniera
 

indiscriminata) e che non arrivi da grande distanza (perché il trasporto per nave o su camion provoca l’emissione di grandi quantità di sostanze inquinanti).
Che il legno sia un combustibile “verde” dipende dal fatto che emette una quantità di anidride carbonica pari a quella che ha assorbito nel corso della sua vita: se viene sostituito da altri alberi il bilancio dell’anidride carbonica è quindi pari a zero (tanta ne viene emessa e tanta ne viene assorbita). Attenzione, però: questa situazione è teorica, in concreto le condizioni di combustione sono tali per cui si provoca comunque una produzione di gas inquinanti, come monossido di carbonio e ossidi di azoto e di zolfo. In più se il pellet contiene qualche impurità, l’impatto ambientale è superiore. L’eventuale presenza di tracce di metalli pesanti o residui di colla, oltre a essere dannosa per la salute e per l’ambiente, può compromettere il buon funzionamento della stufa.

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