Siccome amo notoriamente farmi del male, potevo forse perdermi Stung, horror diretto dal regista Benni Diez? No, ovviamente no.
Trama: durante una festa gli invitati vengono assaliti da uno sciame di enormi vespe che non si limitano a pungere le loro vittime ma le trasformano in qualcosa di ancor più terribile...
Dovete sapere che io ho il terrore di api, vespe, calabroni neri e rossi e che questi orridi esseri ricambiano la mia paura aggredendomi anche quando fingo di non vederli o mi chiudo a pangolino per scomparire dalla loro vista; alle elementari mi era addirittura capitato di finire nel bel mezzo di una "sciamatura" assieme a due amichette e, mentre loro sono rimaste annichilite alla vista di migliaia di api che le circondavano, io ho fatto dietrofront battendo il record di Bolt prima di spalmarmi sull'asfalto della via principale e attraversare la strada A GATTONI. Come diavolo abbia fatto ad essere ancora viva per raccontarlo mi è ancora oscuro, sta di fatto che Stung avrebbe potuto tranquillamente fare il paio con Clown, It, La bambola assassina e L'evocazione per quel che riguarda il livello di cieco terrore provocato dall'argomento trattato. Ed effettivamente l'inizio di Stung per me è stato angosciante, con quelle mostruose vespe formato famiglia intente a svolazzare attorno alla gente e a pungerla con quel terrificante ronzio di sottofondo, mi sembrava di averle in camera e non sapete quante volte mi sono nascosta sotto il plaid per l'ansia. Poi, vabbé, quando le dimensioni cominciano ad aumentare le vespe di Stung non assomigliano nemmeno più a degli insetti quindi l'effetto schifo è venuto meno e sono riuscita a guardare il film con più serenità. Talmente tanta serenità che ho fatto fatica a rimanere sveglia, sinceramente. Stung infatti è solo l'ennesima commedia horror, genere amato soprattutto dagli europei che si cimentano nel cinema di genere per la prima volta, come il tedesco Benni Diez, nonostante i tempi comici siano un casino da gestire e, ancor peggio, da mescolare con la componente horror; la pellicola è un mix di situazioni da commedia romantica (paradossalmente l'aspetto più interessante e ben gestito è proprio l'attesa del sospirato bacio tra i due protagonisti), mommy issues e umorismo alcoolico che prende più di metà film, il resto prevede la presenza di vespe giganti che squartano le persone mentre i protagonisti disperati cercano di fuggire in un dedalo di corridoi e cantine sotterranee. Niente di particolarmente divertente o pauroso, ahimé.
Lance Henriksen a parte, punta di diamante di un cast prevalentemente anglofono, e tolta la faccetta simpatica di Matt O'Leary, Stung non vanta attori memorabili e nemmeno chissà quali virtuosismi di regia o effetti speciali splatterosi e realistici. Anzi, per quel che riguarda il reparto FX la pellicola cade miseramente nell'utilizzo di una CGI terribilmente fasulla e devo riconoscere che solo il mio terrore per questo genere di insetti mi ha portata a provare un incontrollabile schifo verso vespe palesemente ricreate al computer. Davanti ad un reparto tecnico così carente ma anche troppo patinato, nasce spontanea nella mente dell'appassionato di horror un'invocazione verso i B-Movie poco pretenziosi ed artigianali degli anni '70-'80, che sopperivano alla mancanza di mezzi con un sacco di fantasia e una buona dose di sfacciataggine: Stung invece saccheggia gli incubi di Cronenberg, l'umorismo nero del primo Peter Jackson e la zomromcom di Shaun of The Dead privandoli della loro verve unica, forse perché lo sceneggiatore Adam Aresty, anche lui al suo primo film, non sapeva molto bene come farli filare assieme. Peccato perché in mani più capaci Stung avrebbe potuto diventare o una visione incredibilmente divertente o un'esperienza terrificante, una roba da costringere lo spettatore fobico come la sottoscritta a non uscire più di casa, mentre così è rimasto solo un filmetto da dimenticare nel giro di qualche giorno e in grado di offrire davvero pochi spunti di riflessione o critica per una povera blogger affamata di orrori validi o validamente trash. E sperate che non esca un sequel o che a nessun altro venga in mente di sviluppare l'idea accennata sul finale: nulla mi toglie dalla testa che Aresty si sia guardato Zombeavers e abbia colto il suggerimento presente dopo i titoli di coda, se qualche aspirante sceneggiatore verrà invece titillato dall'ultima scena di Stung nel giro di qualche mese rischiamo l'uscita di Zombovines.
Di Lance Henriksen, che interpreta Caruthers, ho già parlato QUI mentre Clifton Collins Jr., che interpreta Sydney, lo trovate QUA.
Benni Diez è il regista della pellicola, al suo primo lungometraggio. Tedesco, ha lavorato anche come responsabile degli effetti speciali, sceneggiatore e produttore.
Matt O'Leary (vero nome Matthew Joseph O'Leary) interpreta Paul. Americano, ha partecipato a film come Frailty, Spy Kids 2 - L'isola dei sogni perduti, Missione 3D - Game Over, Die Hard - Vivere o morire, The Lone Ranger e a serie come CSI. Anche regista, produttore e sceneggiatore, ha 28 anni e quattro film in uscita.
Se Stung vi fosse piaciuto recuperate Zombeavers e magari La mosca. ENJOY!
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