Le Nazioni Unite hanno denunciato gravissime violenze da parte dell'esercito contro la minoranza Tutsi
Proteste degli oppositori del presidente del Burundi Pierre Nkurunziza. Credit: Goran Tomasevic
Zeid Ra'ad Al Hussein, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha dichiarato che in Burundi sarebbero avvenuti stupri di gruppo da parte delle forze armate del paese nel corso di alcune perquisizioni nelle case di militanti dell'opposizione.
Il Commissario ha inoltre riportato che testimoni locali hanno affermato la presenza di fosse comuni nello stato africano. Da quando il presidente Pierre Nkurunziza ha vinto le elezioni nel luglio 2015, scatenando le proteste delle forze d'opposizione, almeno 439 sono state uccise, e l'11 dicembre più di cento persone sono state uccise dall'esercito in risposta all'attacco di alcuni militanti a tre basi militari.
Si teme che questa crisi politica possa evolversi in un nuovo conflitto etnico, dopo quello che per dodici anni, fino al 2005, ha insanguinato il Burundi con gli schieramenti opposti di Hutu e Tutsi.
Sarebbero 13 finora i casi documentati di violenza sessuale, anche di gruppo, nei confronti di donne considerate non allineate alla posizione del governo, mentre si parla di torture, deportazioni e omicidi nei confronti degli uomini sospettati di contrastare le politiche del presidente Nkurunziza, anche se testimonianze indicano che la furia dell'esercito si starebbe abbattendo solo sulla minoranza etnica dei Tutsi, al di là della loro militanza politica.
Le Nazioni Unite stanno contemporaneamente analizzando alcune immagini satellitari che mostrerebbero la presenza di almeno nove fosse comuni nei dintorni di Bujumbura, risultato della strage perpetrata l'11 dicembre in cui più di cento persone sarebbero state uccise.
Fonte: The Post Internazionale