Durante la lunga estate del riposo e dell’auto-ascolto, la ‘povna ha dedicato parecchio tempo per l’appunto a osservarsi, perché era consapevole che (destino crudo e stronzo a parte, che non è purtroppo prevedibile) un altro anno scolastico come quello che aveva salutato a giugno (senza un rimpianto al mondo) non lo voleva avere.
Tra le cose che ha ricavato dai suoi giorni zingari (oltre all’abbronzatura, al buon umore e alle letture di cui già ha detto), c’è stato un tentativo di imbrigliare la sua insonnia che, presente da quando è piccolissima, aveva però raggiunto picchi di insostenibilità pesi. Con scarsa originalità (e posto che una parte non piccola è causata dal timore del Bianconiglio, ed è per questo ineludibile), ha poi verificato che una cosa in particolare le dava la garanzia delle ore minime: nuotare, nuotare, nuotare.
Detto, e fatto. Poiché – l’autunno avanza e anche se non fa (ancora) freddo l’aria cambierà, ostinatamente – al mare non può andare tutto l’anno, la ‘povna ha preso un impegno per settembre: tornare a fare quello che ha sempre fatto (e abbastanza bene) per un sacco di anni, e iscriversi alla piscina comunale.
Ad agosto (la ‘povna quando parte, di solito, è uno schiacciasassi) si è procurata tutto l’occorrente: accappatoio, costume, una cuffia (maldestramente impermeabile) e occhialetti. Poi – approfittando di una visita comune a Castagnone – ha preso accordi con l’Ingegnera Tosta. Quindi, è ritornata alla sua piscina storica (quella che era stata chiusa per incendio) e che adesso, grazie al trasloco dello scorso maggio, dista da casa sua non più di due minuti a piedi. Lì ha chiesto informazioni dettagliate, e poi il piano si è composto.
Previa richiesta ad hoc a Byker (il collega che fa l’orario a scuola della ‘povna) di farle uscire tutte e due entro le ore 13, la ‘povna e l’Ingegnera Tosta andranno a nuotare insieme il venerdì nel primo pomeriggio (dall’una alle due, prima di prendere la strada del ritorno), nella piscina della città della scuola (che è vicina, e molto bella). Un altro paio di volte a settimana, invece, a seconda degli impegni, la ‘povna andrà per conto suo nell’impianto sotto casa (meno figo, indubbiamente, ma scandalosamente comodo).
Il mese di settembre si è snocciolato così, vasca nuotata dopo vasca, e per ora tutto funziona a meraviglia. La ‘povna ha eletto il nuoto a centro di gravità (sottile, e permanente) delle sue molteplici attività dell’anno. I colleghi (ai quali lo ha ripetuto fino alla collettiva nausea) un po’ la prendono per il culo, ma lo sanno:
“Ciao ‘povna cercavo proprio te, posso parlarti?”.
“Certo, Hal9000, ma…”.
“Sì, devi andare a nuotare, lo so benissimo: vieni, ti do un passaggio in auto e fino alla stazione ci aggiorniamo”.
“‘povna, volevo dirti, ti ho messo due seste ore, spero non ti dispiaccia”.
“Figurati, Byker, avevo dato la disponibilità io stessa, però…”
“No, no, chiaro, il venerdì è intoccabile, ci siamo capiti”.
“Allora vi mando le dispense per il corso che abbiamo seguito, appena copio i miei appunti. Solo…”.
“Sì, lo sappiamo, professoressa” – (la voce è quella della preside Barbie) – “solo che prima va in piscina”.
La ‘povna ride di buon grado, perché in realtà dentro ai commenti si nasconde, forte e chiara, l’acquisizione progressiva di un principio sacro e inviolabile: quello per cui la gente intorno a lei si abitua che non è sempre “disponibile” (pur se non tiene famiglia).
E poi non ci pensa più, corre a nuotare e si lascia dietro tutto. Perché su di lei, creatura in fondo di acqua dolce, quel familiare su e giù, vasca nuotata dopo vasca, mette in ordine i pensieri, calma, concilia il sonno. Inspira, espira, uno, due, con ritmo pacato, ma costante: come se, soltanto mettendo la testa, a intervalli regolari, sotto l’acqua, potesse vedere poi più chiaro un poco il mondo, tornata (suo malgrado) in superficie.