Magazine Architettura e Design
Su Estropico: Architettura Digitale. Suggestioni da Greg Lynn, di M. Elisabetta Bonafede
Creato il 28 settembre 2010 da EstropicoPrefigurata da Konrad Zuse nel suo studio del 1967 Rechnender Raum (Calculating Space), la fisica digitale fu sviluppata come filosofia digitale da autori poliedrici (capaci di integrare matematica, fisica teorica, informatica e filosofia) quali Edward Fredkin, John Wheeler, Jurgen Schmidhuber e, più recentemente, Stephen Wolfram con il suo A new kind of science (2002) e Gregory Chaitin con Meta Math! (2005). Raccogliendo e contaminando la metafisica di Pitagora, l'atomismo di Democrito e la monadologia di Leibniz con i recenti studi informatici, la filosofia digitale giunge all'assunto fondamentale secondo cui il mondo può essere risolto in bits e la stessa storia dell'evoluzione è, nella sua realtà finale, un procedimento computazionale.
L'architettura digitale si basa sulla formalizzazione del processo progettuale in algoritmi dalla cui elaborazione si generano forme architettoniche complesse. Usando le parole di uno dei suoi principali esponenti, Greg Lynn, l’architettura digitale “si serve della cibernetica per generare forme che non sono altro che calcolo” (G. Lynn, How calculus is changing architecture, 2009 - qui un video da TED)
Questo processo di meccanizzazione dell’architettura che relega al software il controllo dello sviluppo della progettazione non comporta uno svilimento della componente intuitivo-creativa umana, piuttosto un suo dislocamento. La creatività non deriva infatti dalla mera capacità del computer di eseguire un enorme numero calcoli in tempi piccolissimi, ma si trova all'origine, nell'elaborazione dell'algoritmo di partenza, del modello pensato dall'uomo in base agli obiettivi che si è prefissato di raggiungere. Così come le macchine grazie alla loro potenza fisica aiutano l'uomo sgravandolo dal lavoro manuale, il computer grazie alla sua potenza computazionale libera l'uomo dall'onere di svolgere procedimenti di tipo quantitativo, donandogli più tempo per dedicarsi alla dimensione qualitativa della progettazione. Per un “uso umano dell'essere umano”, direbbe Wiener (N. Wiener, Introduzione alla cibernetica. L'uso umano dell'essere umano, 1950).
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