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Su Guy Gavriel Kay

Creato il 12 giugno 2013 da Martinaframmartino

Su Guy Gavriel KayIn attesa che qualche editore si degni di tradurre River of Stars, l’ultimo romanzo di Guy Gavriel Kay, io ripropongo l’articolo che avevo scritto poco più di un anno fa per segnalare la pubblicazione in italiano di La rinascita di Shen Tai, libro bellissimo dal titolo davvero poco invitante. Onestamente spero che River of Stars verrà tradotto, amo tutti i libri di Kay e sono convinta che questo sarà all’altezza degli altri. Se non l’ho ancora comprato è perché sto facendo la pigra, spero di dover faticare meno nella lettura, ma dubito che aspetterò ancora a lungo. E se io ripropongo, con qualche piccolo aggiustamento, un articolo così vecchio, è perché credo ancora in quello che ho scritto, e perché sono convinta che chi ascolterà il mio neanche troppo velato suggerimento e andrà in libreria ad acquistare quello che al momento è l’unico romanzo di Kay disponibile in italiano, non potrà non amarlo.

Dopo una lunghissima assenza dagli scaffali delle nostre librerie lo scorso anno Fanucci ha proposto un ritorno importante. Con La rinascita di Shen Tai, titolo scelto per la traduzione italiana di Under Heaven dopo ben diciotto anni è tornato infatti disponibile nella nostra lingua un’opera dello scrittore canadese Guy Gavriel Kay. Nato il 7 novembre del 1954 a Weyburn, nel Saskatchewan, Kay era già noto nel nostro Paese per Il paese delle due lune e per la Trilogia di Fionavar, pubblicati da Sperling & Kupfer nei primi anni ’90. Questi romanzi, però, sono ormai introvabili da parecchio tempo. Fanucci si è quindi inserito a colmare l’assenza di uno scrittore capace di vendere fino al 2010 oltre due milioni di copie e di creare, come ha scritto sul Washington Post Book World lo psicologo e scrittore Jonh H. Riskind, “personaggi dalla psicologia complessa immersi in un’ambientazione ricca” così che i romanzi creano “echi profondi e potenti, ed è quasi impossibile metterli giù perché soddisfano il lettore su più livelli”. Fra gli apprezzamenti ricevuti da Kay ci sono anche quelli di illustri colleghi quali il compianto Robert Jordan, George R.R. Martin e Brandon Sanderson.

Su Guy Gavriel Kay
I primi studi del giovane Kay sono orientati verso la filosofia, ma negli anni ’70 riceve una di quelle offerte che non si possono rifiutare. Dopo la morte di J.R.R. Tolkien avvenuta nel 1973 il figlio Christopher Tolkien, divenutone esecutore letterario, decide di pubblicare Il Silmarillion, l’opera incompiuta alla quale il padre aveva lavorato per buona parte della sua vita. I genitori di Baillie Tolkien, già segretaria del padre e moglie del figlio, sono amici dei genitori di Kay, e così il giovane si vede proporre una collaborazione con lo scopo di trasformare in un testo pubblicabile l’enorme quantità di materiale rimasto incompiuto alla morte di Tolkien padre. In seguito, interrogato in proposito da un giornalista, Kay ha risposto con una domanda dalla risposta scontata: “Chi NON sarebbe stato interessato a un simile progetto?”.

Per un anno, dal 1974 al 1975, Kay vive a Oxford collaborando alla realizzazione di un’opera che, pubblicata nel 1977, diviene subito un enorme successo. E anche se il pubblico non ha idea di chi sia Kay, il suo nome diventa famoso nel mondo editoriale. Oltre alla notorietà presso gli addetti ai lavori questo periodo è importante per Guy per altri due motivi. Rinforza il suo desiderio di diventare uno scrittore e soprattutto gli dona la possibilità di studiare accuratamente il metodo di lavoro di Tolkien. Gli fa vedere come anche un genio avesse potuto incappare in false partenze e vicoli ciechi nella stesura di un’opera importante e gli dona un riferimento con cui confrontarsi, nel tentativo di “lavorare trovando ispirazione dai suoi elementi più forti e allontanandosi dalle sue debolezze”.

Su Guy Gavriel Kay
Poco fiducioso di potersi guadagnare da vivere scrivendo, una volta tornato in Canada Kay consegue la laurea in Legge, una laurea sfruttata pochissimo se non per l’amicizia contratta in quel periodo con l’avvocato specializzato in criminologia Edward Greenspan. Quest’ultimo stava sviluppando il progetto per una serie prima radiofonica e poi televisiva che doveva drammatizzare alcuni processi realmente avvenuti in Canada. Kay affianca l’amico diventando produttore associato e principale scrittore di The Scales of Justice, un programma andato in onda con enorme successo fra il 1982 e il 1989. Nel 1985 l’episodio Second Time Around gli frutta anche un Scales of Justice Award assegnato dalla Suprema Corte del Canada per la miglior opera dedicata alla giustizia.

Malgrado il fatto che Kay tutt’ora scriva saltuariamente per la televisione — e che pubblichi articoli su testate quali il National Post, il Globe and Mail e The Guardian, e che una sua raccolta di poesie, Beyond this Dark House (2003) abbia ricevuto numerosi apprezzamenti dalla critica, la sua fama a livello mondiale è legata alla narrativa.

Il 1984 è un anno importante per Kay, e non solo per il suo matrimonio con Laura Beth Cohen, con la quale vive tutt’ora a Toronto e dalla quale ha avuto due figli. In quell’anno infatti viene dato alle stampe il suo primo romanzo, La strada dei re (The Summer Tree), tradotto in italiano nel 1993. La via del fuoco (The Wandering Fire) e Il sentiero della notte (The Darkest Road), pubblicati due anni più tardi, chiudono la sua unica trilogia, quella di Fionavar (The Fionavar Tapestry). Al suo interno lo scrittore sceglie di lavorare deliberatamente nella tradizione di Tolkien e dei grandi miti della cultura occidentale distaccandosene però per dare uno spazio maggiore allo sviluppo dei personaggi e una credibilità che vede assenti nella maggior parte delle opere di tipo tolkieniano. Il suo scopo è dare nuova vitalità a un genere troppo legato agli stessi modelli partendo proprio da quei modelli ma usandoli in modo nuovo.

La storia, che parla del viaggio compiuto da cinque studenti canadesi in un mondo parallelo, presenta sì un’entità negativa simile al Sauron di Tolkien, ma riunisce in sé elementi importanti delle mitologie celtiche e norrene e del ciclo arturiano, e trova il suo punto di forza nello sviluppo dei personaggi e nella loro crescita, necessaria a salvare il mondo di Fionavar.

I romanzi diventano subito un enorme successo aiutati, oltre che da una prosa incisiva capace di cambiare di tono a seconda della scena descritta, da una capacità — acquisita grazie al lavoro per la radio e per la televisione — di accostare le scene in modo da ottenere il miglior effetto drammatico e da spingere il lettore ad andare avanti, pagina dopo pagina, per scoprire cosa deve accadere.

Il romanzo successivo è Il paese delle due lune (Tigana, 1990). Il tema trattato, quello dell’importanza dell’identità culturale di un popolo, gli dona enormi consensi in tutto il mondo.

Sono queste le uniche opere di Kay giunte in Italia fino allo scorso anno, ma anche se i nostri editori hanno iniziato a ignorarlo Kay non ha certo smesso di scrivere.

Su Guy Gavriel Kay
Meticoloso, attento ai dettagli al punto da dedicare almeno un anno alle ricerche preliminari prima di iniziare a scrivere una nuova opera, Kay si specializza in una forma di narrativa che viene definita fantasy storico. Le sue storie, a partire dal Paese delle due lune, trovano sempre la loro origine nella nostra Storia, per allontanarsene e creare un mondo autonomo vivido e convincente, nel quale la sensazione di familiarità con i luoghi descritti si mescola all’assoluta incertezza su ciò che sta per accadere. “Io baso i miei romanzi su un particolare periodo storico” ha affermato lo scrittore “ma non scrivo su quel periodo. Piuttosto lo reinterpreto in modo da fornire qualche riflessione su ciò che non abbiamo fatto per arrivare a essere ciò che siamo oggi”.

Su Guy Gavriel Kay
Se Il paese delle due lune si basa sull’Italia rinascimentale il successivo A Song for Arbonne (1992) trova il suo spunto di partenza nell’antica Provenza e nella crociata contro gli albigesi, mentre The Lions of Al-Rassan (1995) propone come protagonista un personaggio che ricorda molto El Cid nella Spagna della reconquista contro la dominazione araba.

Agli anni 1998-2000 risale la duologia The Sarantine Mosaic, composta da Sailing to Sarantium e Lord of Emperors e incentrata su un mosaicista attivo in una terra che ricorda molto l’impero di Bisanzio di Giustiniano. The Lions of Al-Rassan, The Sarantine Mosaic e il successivo The Last Light of the Sun (2004), ambientato in una cultura che richiama molto da vicino quella vichinga, pur senza presentare fra loro reali punti di contatto sono ambientati in uno stesso continente immaginario in diverse località ed epoche storiche. Il che significa che la scarsità della magia, la presenza in cielo di due lune, le religioni più importanti e alcuni altri aspetti di quel mondo attraversano le storie come un sottile filo conduttore.

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Completamente diversa è l’ambientazione di Ysabel (2007), un moderno urban fantasy che, al fianco della realtà della Provenza del XXI secolo, trova spazio non solo per le leggende di quella terra ma anche per un importante aggancio a una delle due opere pienamente fantasy di Kay, la Trilogia di Fionavar.

Del 2010 è La rinascita di Shen Tai, un romanzo che, fin dal suo primo apparire, ha ottenuto consensi entusiastici. Oltre al successo nel Sunburst Award for Canadian Literature of the Fantastic il romanzo è stato finalista al World Fantasy Award (premio già vinto da Ysabel), al Locus Award, all’Aurora Award,al Mythopoeic Fantasy Award for Adult Literature ed è entrato nella lista dei libri raccomandati da numerose testate oltre che dall’ALA, l’American Library Association.

Non male per un romanzo nato quasi per caso, mentre Kay stava compiendo le ricerche per un altro progetto. Nelle sue intenzioni la storia, ambientata in una Cina alternativa, avrebbe dovuto parlare del viaggio di un personaggio lungo il corrispettivo della Via della Seta. Ma, più leggeva della dinastia Tang nell’VIII secolo, e più ne era affascinato, fino all’incontro con Li Bai, il grandissimo poeta realmente esistito che gli ha ispirato la figura di Sima Zian. A quel punto il libro era completamente cambiato, per diventare la storia che possiamo leggere oggi.

Su Guy Gavriel Kay
L’altra storia, quella per la quale lo scrittore aveva iniziato le sue ricerche, ha visto la luce – per ora solo in inglese – all’inizio di quest’anno con il titolo River of Stars. Ad accomunare i due libri, oltre all’atmosfera orientale, lo stile caratteristico di Kay, con il suo modo estremamente drammatico di legare fra loro vicende molto diverse, il respiro di una storia più grande che allarga gli orizzonti rispetto alla storia più piccola di un ristretto gruppo di personaggi e la conclusione, mai troppo facile. A suo giudizio raccontare di “società e di mondi nel momento in cui sono attraversati da profonde trasformazioni può portare a risultati dolorosi”. È una questione di “rispetto per il lettore”, perché quando la posta in gioco è alta “il lettore può sentirsi preso in giro se non ci sono conseguenze o perdite legate alle scelte compiute”. E infatti in ciascuno dei suoi romanzi almeno un personaggio importante, al quale il lettore ha avuto modo di affezionarsi, paga un prezzo molto pesante per gli eventi che si sono appena svolti.

Due imperi rivali. Un figlio che cerca di onorare la memoria del padre. Un dono di incomparabile valore. Il passato che ritorna. Intrighi di corte e rivalità familiari. Una lotta spietata per il potere. Personaggi vivi e affascinanti. Una catastrofe incombente alla quale è difficile sfuggire. Non manca davvero nulla per rendere questo libro una lettura memorabile.

Su FantasyMagazine (http://www.fantasymagazine.it/anteprime/16596/la-rinascita-di-shen-tai/) è possibile leggere il primo capitolo del romanzo. Vi avviso però che gli inizi di Kay sono lenti, prima costruisce l’atmosfera e poi entra nel vivo della storia, e quando lo fa ci si rende coto di non poterne più uscire.



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