31 AGOSTO – Entra in scena Enrico ed è subito festa. Nella serata di ieri il quarantanovenne attore e conduttore romano ha suggellato i suoi trent’anni di spettacolo regalando all’Arena S.Elia di Cagliari una performance di grande valore. Cresciuto nella scuola Proietti (e si vede), protagonista di diverse moderne commedie made in Italy e amato nel suo ruolo di Giacinto ne “Un Medico in Famiglia, Enrico Brignano ha fatto tappa nel capoluogo isolano con il suo Evolushow 2.0. Un concentrato di comicità e risate, tra musica e teatro, in cui il “romanaccio” – un po’ pugliese, abruzzese e piemontese – ha divertito il numerosissimo pubblico sardo raccontando con ironia le tappe dell’evoluzione della specie umana, con grande riguardo per il popolo italico.
Completo nero, consueti barba e pizzetto, l’attore ha fatto il suo ingresso trionfale accompagnato da una coreografia di suoi “cloni” che già preannunciava il tema del suo spettacolo. In più di due ore di show Bignano ha deriso le varie pecche del creato umano, colpendo in particolar modo le abitudini italiane, spaziando in campi come la società, la scienza, la tecnologia e le innovazioni che ormai riguardano anche la vita sessuale e riproduttiva, con la fecondazione artificiale a scavalcare il fascino del concepimento naturale. Ma la sua satira non è stata solo questo, bensì un’arma che non ha risparmiato niente e nessuno, soprattutto la classe politica per la quale sono state riservate ricchissime e vivacissime battute.
Ha fatto ridere, Enrico. Il suo punto forte è stato nell’interazione con la gente, nella rottura di quella parete che spesso separa attori e spettatori. Brignano, a quanto pare, non la conosce e le sue passeggiate tra gli spettatori della Platea e le sue battute a tu per tu con la gente sono state un ingrediente di successo. Persino la sua accesa critica alla struttura ferro e cemento dell’Arena e il suo elogio all’ormai abbandonato Anfiteatro Romano sono stati oggetto di ovazione dal parte del pubblico. In un’occasione Brignano ha addirittura osato rimbrottare qualcuno – non è dato sapere se si sia trattato di un siparietto già studiato a tavolino – reo di filmare l’intero spettacolo. Un’abitudine, quella di comprimere in un piccolissimo schermo tutta la realtà che ci circonda, diventata un vizio e che Brignano ha opportunamente provveduto a passare in rassegna tra le nostre eterne manie. E come riuscire a trattenere il riso di fronte all’immagine deformata di noi stessi?
Tra voluti malapropismi e storpiature linguistiche, condite di frasi in dialetti interegionali (sardo compreso), ha satireggiato le varie tappe del cammino evolutivo dell’uomo e le sue acquisizioni in vari campi, le quali tuttavia si sono trasformate da virtù a vizi.Siamo sottomessi al tempo e al denaro, schiavi di tendenze bizzarre e di mode di cui a volte non capiamo il significato; l’italiano, e non solo, è piegato alle tecnologie e al virtuale che oramai governano ogni nostro rapporto con il mondo esterno, persino quello con l’altro sesso.
Quella di Enrico Brignano, in breve, è stata una carica comica e satirica che ha saputo coinvolgere tutti, anche quando si è dato spazio alla polemica e alla delusione per come l’evoluzione della gioventù abbia dato vita in alcuni casi a mode cretine e a forme di divertimento scellerate.
Ma la domanda allora sorge spontanea: la nostra è stata un’evoluzione o un’involuzione?
Gianmarco Cossu
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